Pescatori italiani difendono il mare e raccolgono i rifiuti portandoli a terra (anche se è vietato)
A San Benedetto del Tronto è stata schierata la più numerosa flotta di pescherecci mai impiegata nel nostro Paese per la pulizia dei fondali: finalmente i pescatori potranno portare a terra i rifiuti trovati, aiutando di fatto la pulizia del nostro mare che è sempre più pieno di plastica e altri rifiuti. Vediamo insieme cosa c’è da sapere su questa importante iniziativa e cosa ci dice delle condizioni del nostro Mediterraneo.
Seppia, triglie e plastica. I pescatori di San Benedetto del Tronto si schierano dalla parte dell’ambiente attraverso la campagna Clean Sea Life e, come previsto dagli accordi di questa iniziativa, puliranno il mare dai rifiuti durante l’orario di lavoro: insomma, oltre al solito pescato, i pescatori porteranno a terra anche la spazzatura che incontreranno in mare. Questi rifiuti verrano poi analizzati e smistati.
Perché è una novità. Clean Sea Life spiega che la legge attuale vieta ai pescatori di portare a terra la spazzatura che trovano in mare, questo significa che ogni giorno devono ributtare in mare eventuali rifiuti raccolti insieme ai pesci: non sono autorizzati al trasporto di rifiuti. Adesso però, per un mese, a 40 imbarcazioni è stato concesso di togliere dal mare la spazzatura, permettendo il recupero degli ecosistemi messi a dura prova dalla nostra inciviltà.
Cosa si trova in mare. I pescatori ci raccontano che nel nostro mare purtroppo si trova di tutto, gran parte della spazzatura è monouso, come bottiglie, piatti e posate, ma include anche vecchie reti da pesca o da allevamento di cozze e oggetti in plastica casuali assortiti, dai prodotti medici alle parti delle macchine per i fax.
Il futuro. La speranza è che questa operazione italiana possa cambiare le attuali regole, permettendo a pescatori di non ributtare in mare la spazzatura, ma di poterla portare a terra per lo smistamento corretto.