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Covid 19

Perché potresti essere contagioso anche se sei vaccinato e non hai sintomi Covid

Pur essendo stato dimostrato che i vaccini anti Covid hanno una grande efficacia nel proteggere dalla forma grave della COVID-19 e dunque dal ricovero e dalla morte, sussiste comunque il rischio di infettarsi e, in una certa misura, anche di poter trasmettere il virus agli altri, altre se con molte meno probabilità di chi non è vaccinato. Tale rischio è possibile anche per gli asintomatici. Ecco cosa dicono gli studi.
A cura di Andrea Centini
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È stato dimostrato dagli studi clinici e dalle indagini epidemiologiche che i quattro vaccini approvati per l'uso di emergenza dall'EMA e dall'AIFA contro il coronavirus SARS-CoV-2 (AstraZeneca, Johnson & Johnson, Moderna e Pfizer) sono tutti molto efficaci contro la forma sintomatica della COVID-19, in particolar modo contro quella severa e dunque nel prevenire il ricovero in ospedale e la morte. Tale efficacia è stata osservata anche contro le varianti di preoccupazione, compresa la Delta (ex seconda indiana), che sta guidando la quarta ondata di contagi in Italia e in molti altri Paesi del mondo. Ciò, tuttavia, non significa che i vaccini garantiscano una protezione al 100 percento; non esiste alcun vaccino con tale potere e dunque, anche dopo aver completato il ciclo vaccinale, alcuni contrarranno il virus e svilupperanno sintomi.

Secondo una recente indagine dell'Istituto Superiore della Sanità (ISS), in Italia i vaccini anti Covid hanno dimostrato una protezione dall'infezione dell'88 percento, mentre secondo i dati dello studio REACT-1 coordinato da scienziati dell'Imperial College di Londra, tale protezione si attesta tra il 50 e il 60 percento. In quest'ultimo caso il dato è indipendente dal fatto che si sviluppino o meno i sintomi della COVID-19, come dichiarato al Guardian dalla professoressa Christina Pagel, docente di ricerca operativa presso lo University College di Londra (UCL) e prima direttrice dell'Unità di ricerca operativa clinica (CORU) dell'ateneo britannico. La scienziata ha affermato che i vaccini sono estremamente efficaci nel proteggere dalla malattia grave – e non è poco, considerando gli oltre 4 milioni di morti dall'inizio della pandemia -, tuttavia risultano meno efficaci nell'impedire di contrarre l'infezione.

La professoressa Pagel, citando due studi, ha specificato anche che le persone vaccinate che si infettano possono trasmettere il coronavirus SARS-CoV-2 agli altri, sia vaccinati che non. Le due ricerche non sono ancora state sottoposte a revisione paritaria. La prima, “SARS-CoV-2 B.1.617.2 Delta variant emergence and vaccine breakthrough” è stata condotta in India e coordinata da ricercatori del Cambridge Institute of Therapeutic Immunology & Infectious Disease (CITIID) e dell'Università di Cambridge. Nello studio è stato dimostrato che si sono verificate diverse infezioni rivoluzionarie nel personale sanitario a causa della variante Delta, più efficace nel “bucare” le difese immunitarie innescate dai vaccini o da una precedente infezione naturale. “Sebbene la malattia grave nel personale sanitario completamente vaccinato fosse rara, i cluster di trasmissione rivoluzionari negli ospedali associati alla variante Delta sono preoccupanti e indicano che le misure di controllo delle infezioni devono continuare nell'era post-vaccinazione”, hanno dichiarato nell'abstract dello studio il professor Ravindra K. Gupta e i colleghi. Il secondo studio citato dalla professoressa Pagel, “Transmission of SARS-CoV-2 Delta Variant Among Vaccinated Healthcare Workers, Vietnam”, è stato condotto in un importante ospedale per il trattamento delle malattie infettive del Paese asiatico. Anche in questo caso sono state osservate infezioni rivoluzionarie in operatori sanitari vaccinati. “Le infezioni rivoluzionarie della variante Delta sono associate a cariche virali elevate, positività prolungata alla PCR e bassi livelli di anticorpi neutralizzanti indotti dal vaccino, spiegando la trasmissione tra le persone vaccinate. Le misure di distanziamento fisico rimangono fondamentali per ridurre la trasmissione della variante Delta del SARS-CoV-2”, hanno sottolineato il professor Nguyen Van Vinh Chau e i colleghi.

La professoressa Pagel specifica che le persone vaccinate possono avere cariche virali elevate quanto quelle delle persone infette non vaccinate, tuttavia le persone vaccinate eliminano il virus più velocemente, con tutto ciò che ne consegue in termini di rischio di trasmissione. “La vaccinazione aiuta a prevenire sia l'infezione che la trasmissione, ma non è perfetta e di certo non puoi presumere che non puoi ammalarti o che non puoi infettare gli altri”, ha chiosato l'esperta. Un altro punto toccato dalla scienziata è la trasmissione del virus anche da asintomatici. Sebbene infatti le persone che non hanno sintomi risultano meno contagiose di chi li manifesta, come evidenziato dallo studio “Do asymptomatic carriers of SARS-COV-2 transmit the virus?” pubblicato su The Lancet, possono comunque avere cariche elevate e trasmettere il virus agli altri. Va inoltre tenuto presente che il picco dell'infettività si verifica 1 o 2 giorni prima della comparsa dei sintomi in coloro che li svilupperanno. Lo studio “SARS-CoV-2 Transmission From People Without COVID-19 Symptoms” pubblicato su JAMA Network ha stimato che oltre la metà delle nuove infezioni è causato proprio dalle persone che non hanno sintomi. Pertanto, anche se ci si sente bene, non vuol dire affatto che non si rappresenti un rischio per gli altri, ha concluso la professoressa Pagel. Per tutte queste ragioni gli scienziati continuano a raccomandare distanziamento sociale, uso delle mascherine e igiene delle mani anche per chi è vaccinato, soprattutto nelle condizioni in cui sussiste il rischio di assembramento.

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