Perché l’OMS dice che la pandemia di Covid-19 sta rallentando?
Quali sono i dati che hanno fatto dire all’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) che la pandemia di Covid-19 sta rallentando? A livello globale, i casi totali hanno superato i 23 milioni mentre le vittime hanno toccato quota 800mila, raddoppiando nelle ultime 11 settimane. Tuttavia, i numeri contenuti nel nuovo report pubblicato dall’OMS indicano che nell’ultima settimana, cioè tra il 17 e 23 agosto, la pandemia di coronavirus “sta rallentando”. Una buona notizia a livello globale ma che non riguarda tutte le Regioni e con importanti eccezioni per quanto riguarda l’area del Sud-Est asiatico e del Mediterraneo occidentale.
Perché l’OMS dice che la pandemia di Covid-19 sta rallentando?
In particolare, sono due i grafici che hanno portato l’OMS a parlare di rallentamento. Si tratta dell’andamento dei contagi e dei decessi nel mondo che, nell’ultima settimana, restituiscono 1,7 milioni di nuovi casi (-5%) e oltre 39mila decessi (-12%) rispetto alla settimana precedente, quando a livello globale sono stati registrati oltre 1,8 milioni di casi e 44mila morti. “Pur trattandosi di curve complesse che sono la risultante di tante epidemie a locali ad andamento diverso – fa notare il virologo Guido Silvestri, docente della Emory University di Atlanta – il trend che emerge a livello globale è piuttosto chiaro”.
Lo scenario, come premesso, è infatti molto diversificato nelle diverse aree del mondo. Il Sud-Est asiatico, che è la seconda regione più attiva nel mondo, continua a segnale un aumento del 4% dei nuovi casi e del 4% dei decessi negli ultimi sette giorni, mentre il Mediterraneo orientale ha fatto registrare un incremento del 4% dei positivi e un calo del 5% delle vittime nello stesso periodo. La diminuzione più significativa riguarda le Americhe (-11% dei casi e -17% dei decessi) pur restando l’area più colpita dalla pandemia per numero di contagi (circa 12,3 milioni) e di morti (oltre 438mila). Stesso discorso per l’Africa dove si è registrato un calo dell’8% dei nuovi positivi e dell’11% delle vittime, e per l’Europa con una diminuzione dell’1% dei contagi e del 12% dei decessi.
Tuttavia, soprattutto a livello europeo, non tutti i Paesi registrano un calo: in particolare preoccupa l’andamento della Spagna, che negli ultimi sette giorni ha registrato un aumento del 200% dei decessi rispetto alla settimana precedente e oltre 30mila casi negli ultimi sette giorni, e della Francia che ha registrato oltre 21mila nuovi positivi nell’ultima settimana. “Mentre i Paesi di tutta la regione continuano a segnalare una recrudescenza dei casi – si legge nel rapporto dell’OMS – diverse nazioni hanno registrato numeri record negli ultimi sette giorni, tra cui Croazia (1.480), Polonia (5.091), Ucraina (13.602), Repubblica Ceca (1.899) e Moldavia (3.167)”. In risposta all’aumento dei casi in tutta la regione, ricorda l’Agenzia Onu per la Salute, molti esecutivi hanno recentemente reintrodotto misure sanitarie e sociali, comprese le restrizioni di viaggio.
“A questo punto – ha aggiunto Silvestri – la massima attenzione va a quei Paesi europei, tra cui l’Italia, in cui il virus sta circolando a livelli certamente più bassi e meno letali (che si potrebbero definire “para-endemici” o “pre-endemici”) del marzo-aprile scorsi, ma con in alcuni casi tendenza alla crescita simil-epidemica. In questo senso saranno cruciali le prossime settimane, ed io francamente spero di aver torto nel temere che la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 e la letalità di COVID-19 possano avere una forte recrudescenza di tipo stagionale nelle aree geografiche a condizioni climatiche non tropicali”.