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Perché la pandemia di Covid sta ritardando il lancio dei razzi spaziali (ed è un buon motivo)

L’emergenza sanitaria ha sconvolto alcune catene di approvvigionamento delle società spaziali, causando la carenza di materie prime indispensabili, come l’ossigeno liquido utilizzato come propellente chimico per il lancio dei veicoli spaziali, la cui produzione è stata reindirizzata verso il settore mediale in risposta alle necessità di cura di molti pazienti Covid.
A cura di Valeria Aiello
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Alcuni settori stanno risentendo più di altri della crisi dovuta alla pandemia di Covid. Ma quando si parla di Agenzie spaziali, pubbliche o private, il rallentamento di lanci e missioni non è dovuto a particolari condizioni di recessione economica o finanziaria.

L’emergenza sanitaria ha infatti sconvolto alcune catene di approvvigionamento, causando la carenza di materie prime indispensabili per l’industria dei lanci spaziali, come l’ossigeno, la cui richiesta è aumentata in modo ingente e improvviso per far fronte alle necessità di cura di molti pazienti, sia a casa sia in ospedale. Questo stesso gas, sotto forma di ossigeno liquido (LOX), viene anche utilizzato come propellente chimico dalle principali società di lancio di veicoli spaziali, tra cui Space X, Virgin Orbit e United Launch Alliance (ULA), che davanti a questo nuovo scenario si trovano a dover riconsiderare le tempistiche dei propri programmi di volo.

Del resto, parte della produzione di ossigeno destinata alle diverse applicazioni industriali è stata reindirizzata verso il settore medicale, come spiegato anche da Richard Craig, vice presidente degli affari tecnici e normativi per la Compressed Gas Association, un’associazione commerciale americana per le industrie di fornitura di gas industriali e medicali. “Le persone vengono prima di tutto” ha affermato in un’intervista al Los Angeles Times.

La carenza è tale che sia Gwynne Shotwell, la presidente di SpaceX, sia il ceo Elon Musk, hanno parlato del potenziale impatto che la mancanza di ossigeno potrebbe avere sul loro programma di volo. Shotwell, riporta Business Insider, è arrivata al punto di chiedere direttamente ai partecipanti alla conferenza al 36° Simposio spaziale di “inviarle un’e-mail” nel caso avessero ossigeno liquido da vendere.

Oltre all’ossigeno, le carenze dovute alla riduzione delle catene di approvvigionamento stanno interessando anche altri elementi indispensabili per i lanci spaziali, come l’azoto liquido. Tanto che la Nasa ha dovuto ritardare di una settimana il lancio di un razzo di un satellite di monitoraggio della Terra proprio a causa della mancanza dell’ azoto liquido impiegato dall’ULA per testare il razzo stesso prima del lancio.

Come spiegato dalla NASA in una nota, l’azoto liquido è stato esso stesso una vittima della carenza di ossigeno. “Le attuali richieste pandemiche di ossigeno liquido medico hanno avuto un impatto sulla fornitura della necessaria quantità azoto liquido a  Vandenberg”. In questo caso, il ritardo nella fornitura sarebbe dovuto alla mancanza di camionisti qualificati, impegnati nel trasporto dell’ossigeno liquido nelle località Usa più colpite dall’attuale ripresa della pandemia.

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