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Covid 19

Perché il vaccino resta l’opzione migliore nonostante l’efficacia della pillola anti Covid

I promettenti risultati dell’antivirale molnupiravir nella sperimentazione di fase 3 potrebbero portare all’approvazione del primo farmaco orale in grado di combattere la malattia. L’autorizzazione andrebbe ad ampliare il nostro portfolio di strumenti nella lotta al coronavirus, sebbene la vaccinazione rimanga la strategia più completa di prevenzione del singolo individuo e della collettività.
A cura di Valeria Aiello
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Vaccino o farmaco? Prevenzione o cura? E perché la vaccinazione rimane l’opzione migliore? Con l’annuncio arrivato dalla multinazionale tedesca Merck che, nell’ambito della sperimentazione di fase 3 dell’antivirale molnupiravir, ha reso noti i risultati dell’analisi ad interim che parlano di un’efficacia di circa il 50% nella riduzione del rischio di ospedalizzazione e di morte nei pazienti con Covid lieve o moderato, si è rapidamente riaccesa la discussione sulla validità della strategia vaccinale. “Perché vaccinarsi quando presto arriverà una terapia orale?”. E ancora: “Non sarebbe meglio prendersi la malattia invece di fare il vaccino?”.

La scoperta di un farmaco efficace nella terapia domiciliare di Covid è certamente una delle migliori notizie di questa pandemia, perché nella lotta al coronavirus c’è urgente bisogno anche di antivirali. Ma c’è più di un motivo per cui una terapia come molnupiravir, se autorizzata dalle Agenzie di regolamentazione, non andrà a sostituire i vaccini anti Covid. In primis perché, a differenza del farmaco, la vaccinazione protegge l’individuo dall’infezione e dal rischio di malattia. È dunque una forma di prevenzione che, guardando i dati ormai consolidati da miliardi di dosi somministrate nel mondo, ha un’efficacia provata che supera di gran lunga quella dell’antivirale per ora in fase sperimentale. Chiaramente, prevenire è meglio che curare, istruendo il nostro sistema immunitario a riconoscere e combattere il patogeno prima di venire a contatto con il microrganismo.

In secondo luogo, i vaccini anti Covid rimangono l’opzione migliore in termini di protezione anche per la collettività, in quanto alti tassi di copertura vaccinale riducono la circolazione del virus. In altre parole, se larga parte delle persone è immunizzata, l’infezione si diffonde meno e solo una piccola parte della popolazione rischia di ammalarsi. Attraverso la vaccinazione è quindi possibile controllare la diffusione di malattia infettiva, proteggendo indirettamente i soggetti più fragili, gli immunodepressi e le persone che non possono essere vaccinate.

I vaccini sono dunque l’arma più completa a nostra disposizione, per la loro capacità protettiva nei confronti sia del singolo individuo sia della collettività, quando impiegati – come nel caso dei sieri anti Covid –  con obiettivi di controllo dell’infezione virale nella popolazione. La cura, d’altra parte, è volta a ridurre la gravità e le complicazioni di una malattia ormai instaurata. E, per quanto efficace, dai primi dati sul molnupiravir, emerge che è comunque in grado di ridurre in misura inferiore ai vaccini i rischi legati allo sviluppo della malattia, dimezzando la probabilità di ospedalizzazione e la mortalità.

La possibilità, con la potenziale approvazione di questo nuovo farmaco, è pertanto quella di ampliare il nostro portfolio con uno strumento in grado di combattere la malattia dopo il contagio, aggiungendo quello che diventerebbe il primo antivirale orale per Covid-19 agli anticorpi monoclonali già approvati. In tal senso, il suo arrivo, rappresentando un’opzione terapeutica di più facile somministrazione rispetto all’infusione dei monoclonali, sarà certamente determinante per ridurre l’impatto della malattia, in particolare nei Paesi a basso e medio reddito che non hanno ancora avuto accesso ai vaccini o che sono più indietro nella campagna di immunizzazione di massa. Proprio per questo, come parte del suo impegno, Merck ha già stipulato accordi di licenza per molnupiravir con produttori di farmaci generici in India, allo scopo di accelerare la sua disponibilità una volta approvato.

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