Perché il Regno Unito rischia la terza ondata nonostante le vaccinazioni
Nonostante il forte calo dei tassi di infezione in tutto il Regno Unito, i dati più recenti rivelano un aumento settimanale di nuovi casi in alcune aree del Paese. Gli aumenti più significativi sono stati registrati a Selby, nella contea del North Yorkshine, che ha praticamente visto raddoppiare il tasso di infezione, passato da 54,9 casi per centomila abitanti a 110 della scorsa settimana. E anche i distretti di Chiltern e Gravesham hanno registrato un sostanziale aumento dei tassi di infezione, con un numero di nuovi positivi che nella sola Chiltern è stato di cinque volte superiore rispetto ai sette giorni precedenti. Incrementi significativi sono stati inoltre segnalati a Kirklees, Rugby e Cambridge, rientrate tra le cinque aree con il maggior aumento settimanale di casi. Variazioni su cui la scorsa settimana aveva messo in guardia il premier Boris Johnson, avvertendo che ci sarebbe “probabilmente” stata una terza ondata di Covid-19. “Il numero di morti e di ricoveri è attualmente molto basso ma questo non significa che la pandemia sia finita – ha detto il primo ministro britannico in un incontro con i giornalisti – . Dobbiamo essere realistici al riguardo, probabilmente ci sarà un’altra ondata di malattia”.
Terza ondata nel Regno Unito
La campagna di vaccinazione in Gran Bretagna si appresta a superare la soglia delle 46 milioni di dosi somministrate e i 12 milioni di persone con vaccinazione completa su poco più di 66 milioni di abitanti, pari a circa il 18% della popolazione. Numeri ancora lontani per ritenere il Paese al sicuro dal rischio Covid-19, in considerazione dell’allentamento delle restrizioni come previsto dalla tabella di marcia adottata dal Governo. “È altamente probabile che ci sarà un'ulteriore ripresa dei ricoveri e dei decessi dopo le fasi successive” ha avvertito anche lo Scientific Pandemic Influenza Group on Modelling, Operational sub-group (SPI-MO), un sottogruppo di esperti del Comitato scientifico per le emergenze (Sage) del Regno Unito, indicando che una terza ondata è pressoché inevitabile nonostante il successo finora raggiunto dalla campagna vaccinale. A guidarla sarebbe una combinazione di tre fattori insieme: la parte di popolazione, per lo più bambini, che non può essere vaccinata, le persone che scelgono di non vaccinarsi e coloro che hanno ricevuto il vaccino ma non raggiungono la piena protezione.
I dati del Sage si basano su tre modelli separati che portano tutti “a una terza ondata distinta”, elaborati in tre studi separati dall’Università di Warwick, dall’Imperial College e della London School of Hygiene and Tropical Medicine. Tuttavia, spiegano gli studiosi “c’è un’incertezza significativa” sulla portata e il periodo in cui si verificherà la ripresa dei contagi. Nella “maggior parte” degli scenari, spiegano gli esperti, il picco della terza ondata sarà inferiore a quello della seconda a gennaio 2021 o della prima nell’aprile 2020. Tuttavia, alcuni dati ritenuti “plausibili” sulla base del lavoro portato avanti dall’Imperial College indicano che il numero di casi ospedalieri potrebbe corrispondere al picco di 35mila osservato lo scorso gennaio.
L’Università di Warwick ha stimato invece un picco di ricoveri di circa 10mila unità, sebbene lo scenario di minore efficacia del vaccino indica che un’impennata di casi a fine estate potrebbe portare i ricoveri a quota 30mila. Il modello di Warwick suggerisce inoltre che il picco dei ricoveri ospedalieri potrebbe verificarsi tra il 15 luglio e il 6 agosto, mentre quello dei decessi tra il 27 luglio e il 21 agosto. Il modello dell’Imperial College, al contrario, prevede un picco più avanti nell’estate. “Non è possibile prevedere i tempi della prossima ripresa dei contagi con alcun grado di certezza nello scenario di minore efficacia del vaccino” ha aggiunto lo SPI-MO, sottolineando di non anticipare la fase 3 programmata per il 17 maggio e che prevede la riapertura di cinema e spettacoli al chiuso, nonché la ripresa di alcune manifestazioni sportive e grandi concerti. “È chiaro che il raggiungimento di un livello di controllo più elevato dopo la fase3 riduce e ritarda in modo significativo il picco della ripresa, consentendo al programma vaccinale di avere un effetto maggiore”.