Perché i pompelmi sono nemici dei farmaci?
Vi è mai capitato di sentirvi dire “non assumere mai un farmaco insieme ad una spremuta di pompelmi”? Può sembrare una credenza popolare, in realtà si tratta di pura scienza. Sembrerebbe infatti che la gustosa bevanda naturale interferisca con l'assimilazione del principio attivo del medicinale di cui abbiamo bisogno, con evidenti conseguenze per la nostra salute. Ma andiamo per punti.
Il pompelmo contiene una classe di sostanze organiche chiamate furanocumarine che interferiscono con un enzima presente nel nostro intestino e chiamato CYP3A4, o taurochenodeossicolato 6alfa-idrossilasi, e che viene coinvolto nella degradazione dai farmaci.
Cosa implica questo “incontro”? L'interferenza tra le furanocumarine e il CYP3A4 implica una errata capacità di assorbimento del farmaco stesso, il che significa che se assumiamo una medicina per il colesterolo alto, per la pressione o uno psicofarmaco rischiamo di assimilare una dose superiore del principio attivo di cui abbiamo bisogno.
Gli scienziati dedicano gran parte dei loro studi alla ricerca della giusta dose da somministrare per curarci. Per riuscirci mettono in conto il lavoro dell'enzima CYP3A4 che agisce sui medicinali eliminando parte del principio attivo.
Quando noi beviamo un bicchiere di spremuta di pompelmo però introduciamo nel nostro corpo le furanocumarine che disattivano circa la metà del lavoro dell'enzima stesso, con il risultato che una sola pastiglia rischia di avere l'efficacia di due, con i conseguenti effetti collaterali. Ad esempio, se prendiamo un farmaco per abbassare la pressione rischiamo che questa cali troppo in fretta facendoci svenire.
Insomma, ci dispiace per tutti gli amanti del succo di pompelmo, ma per vostra salute forse è meglio optare per la spremuta d'arancia!
