Perché i Paesi in via di sviluppo chiedono di sospendere i brevetti dei vaccini Covid
Avere il vaccino, ma non poterlo utilizzare per mancanza di dosi. Quanto prospettato fin dal principio delle campagne vaccinali anti-Covid si sta rivelando un danno incredibile nei Paesi in via di sviluppo, dove la pandemia continua a dilagare, modificarsi e circolare, con conseguenze disastrose. È il caso dell’India che, con oltre 350mila casi di infezione e quasi 3.500 morti ogni 24 ore, ha avanzato insieme al Sudafrica la proposta di una sospensione dei brevetti sui vaccini, una moratoria che permetterebbe di espandere la produzione a livello globale, consentendo alle case farmaceutiche che ne hanno le tecnologie di sopperire alla richiesta che le aziende titolari dei brevetti non sono in grado di assicurare nel breve termine.
La sospensione dei brevetti sui vaccini
Nella proposta si chiede ai Governi di esercitare la propria influenza sulle case farmaceutiche affinché queste si impegnino ad aumentare la fornitura allentando la protezione dei brevetti e della proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid. I Paesi dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) verrebbero dunque esentati dall’applicazione di alcuni brevetti, segreti commerciali o monopoli farmaceutici in base all’accordo sui diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio, noto come TRIPS.
Finora, Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione europea si sono dette contrarie al piano, così come le case farmaceutiche che, d’altra parte, stanno cercando di evitare che questo accada, annunciando misure per aumentare le forniture e ribattendo che la sospensione dei brevetti non aiuterebbe ad incrementare nel breve termine la produzione di vaccini. “Pensiamo che non sia realistico pensare che una deroga possa facilitare un aumento così rapido da affrontare il problema dell’offerta” ha affermato Sharon Castillo, una portavoce di Pfizer, chiarendo che il vaccino prodotto dal colosso statunitense richiede non solo 280 componenti da 86 fornitori in 19 Paesi ma ha anche bisogno di attrezzature, personale altamente specializzato e trasferimenti tecnologici complessi e dispendiosi in termini di tempo tra i partner e le reti globali di fornitura e produzione.
L’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha inoltre dichiarato la sua azienda donerà immediatamente più di 70 milioni di dollari di medicinali all’India e sta anche cercando di accelerare il processo di approvazione del vaccino nel Paese asiatico. La società ha anche pubblicato un post su Twitter promettendo “il più grande sforzo di soccorso umanitario nella storia della nostra azienda per aiutare il popolo indiano”. Moderna, che ha sviluppato il suo vaccino grazie ai finanziamenti degli Stati Uniti, ha già affermato che “non imporrà i propri brevetti relativi a Covid-19 contro coloro che producono vaccini destinati a combattere la pandemia”. Tuttavia, i sostenitori della moratoria hanno chiesto non solo la rinuncia, ma anche che le aziende condividano l’esperienza nella creazione e gestione dei siti produttivi.
Della questione si tornerà a discutere in occasione dell’imminente riunione del Consiglio generale del WTO prevista per mercoledì 5 e giovedì 6 maggio. India e Sudafrica avanzeranno nuovamente la proposta, con il sostegno di circa un centinaio di Paesi in via di sviluppo, e la nuova posizione del Brasile, che al Senato ha approvato una legge che qualora passasse anche alla Camera, permetterebbe il ricorso a licenze obbligatorie, quindi alla sospensione temporanea dei brevetti.