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Perché gli incendi sono collegati all’aumento dei casi di Covid

Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Harvard valutando il rapporto che intercorre tra la concentrazione di inquinanti atmosferici dovuta al fumo degli incendi e i casi di Covid che si sono verificati nelle aree colpite dai roghi: “L’esposizione ad alti livelli di particolato può aumentare la probabilità di sviluppare la malattia sintomatica, con il rischio che forme più gravi portino alla morte”.
A cura di Valeria Aiello
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C’è una correlazione tra il fumo degli incendi e l’aumento dei casi di Covid. Lo indicano i dati di un nuovo studio condotto da un team di ricerca dell’Università di Harvard che ha valutato il rapporto che intercorre tra gli alti livelli di inquinanti atmosferici dovuti agli incendi boschivi e l’andamento della pandemia nelle aree colpite dai roghi, in particolare negli Stati della California, Oregon e Washington, tra marzo e dicembre 2020. In questo periodo, le fiamme hanno bruciato oltre 4 milioni di ettari di terreno negli Stati Uniti occidentali, e sia la California sia Washington hanno registrato i più grandi incendi della loro storia.

Incendi e aumento dei casi di Covid

L’analisi dei ricercatori ha rilevato che nei mesi in cui l’attività degli incendi è stata maggiore (15 agosto-15 ottobre), i livelli giornalieri di particolato (PM2,5) causati dagli incendi erano significativamente più alti della media (31,2 microgrammi per metro cubo di aria (µg/m3) rispetto a 6,4 (µg/m3), con picchi che, nel caso della contea di Mono, in California, hanno superato i 500 µg/m3 per quattro giorni consecutivi (14-17 settembre). “Tali livelli – precisano gli studiosi – sono considerati ‘pericolosi’ dalla US Enviromental Protection Agency e collegati a una serie di conseguenze negative sulla salute, tra cu morte prematura, asma, malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO) e altre malattie respiratorie”.

Per quantificare in che misura il fumo degli incendi ha contribuito all’aumento dei casi di Covid, gli studiosi della Harvard TH Chan School of Public Health di Boston, in collaborazione con la John A. Paulson School of Engineering and Applied Sciences di Cambridge e l’Environmental Systems Research Institute di Redlands, hanno sviluppato un modello statistico che integrasse le concentrazioni giornaliere di PM2,5 nell’aria, i giorni di incendi boschivi e il numero di casi e decessi per Covid, considerando 92 contee degli Stati Uniti, circa il 95% della popolazione che vive in California, Oregon e Washington. I ricercatori hanno inoltre tenuto conto di fattori come il clima, le dimensioni della popolazione, il distanziamento sociale e gli assembramenti.

Secondo lo studio, pubblicato nel dettaglio sulla rivista Science Advance, gli incendi hanno amplificato l’effetto degli inquinanti atmosferici sia sui casi e sia sui decessi per Covid per almeno quattro settimane. “In alcune contee – indicano gli autori dello studio –  il numero totale di casi e decessi attribuibili a livelli elevati di PM2,5 è stata sostanziale”.

In media, i dati indicano che a un aumento giornaliero di 10 µg/m3 di PM2,5 per 28 giorni consecutivi è associata una crescita dell’11,7% del numero di positivi e dell’8,4% dei decessi per Covid. I maggiori effetti sul numero di casi sono stati riscontrati nelle contee di Sonoma, in California, e di Whitman, nello stato di Washington, con aumenti rispettivamente del 65,3% e del 71,6%. Riguardo invece ai decessi, le conseguenze più evidenti sono state osservate a Calaveras e San Bernardino, in California, con aumenti rispettivamente del 52,8% e del 65,9 del numero di morti di Covid.

Il fumo degli incendi aumenta il rischio di malattia grave

Secondo i ricercatori, alla base della relazione tra la concentrazione di inquinanti dovuta al fumo dei roghi e l’aumento di casi e dei decessi per Covid, la plausibilità biologica per cui “l’esposizione ad alti livelli di PM 2,5 può aumentare la probabilità di sviluppare un’infezione più grave, in modo che un’infezione asintomatica diventi sintomatica e venga rilevata come un caso, con il rischio che forme più gravi della malattia portino alla morte”.

Oltre a ciò, evidenziano gli studiosi, l’analisi fornisce la prova che il cambiamento climatico – che aumenta la frequenza e l’intensità degli incedi boschivi – e la pandemia “sono una combinazione disastrosa” ha affermato Francesca Dominici della Dipartimento di Biostatistica della Harvard TH Chan School of Public Health e autrice senior dello studio.

Il cambiamento climatico – ha aggiunto l’esperta – porterà probabilmente condizioni più calde e secche nelle regioni occidentali degli Stati Uniti, fornendo più carburante da consumare per gli incendi e amplificando ulteriormente l’attività dei roghi. Pertanto auspichiamo che questi dati contribuiscano a fornire informazioni chiave ai responsabili della politica su come gli effetti di una crisi globale – il cambiamento climatico – possano avere effetti a cascata su crisi globali concomitanti – in questo caso, la pandemia di Covid-19”.

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