Perché contro le varianti Covid servono misure più rigorose
L’emergere di varianti mutate del coronavirus sta sollevando molte preoccupazioni. Alcune mutazioni o combinazioni di mutazioni possono conferire al virus un vantaggio selettivo, come l’aumento della trasmissibilità o la capacità di sfuggire alla risposta immunitaria, rappresentando un ulteriore rischio per la salute umana. Negli ultimi mesi, ad esempio, il Regno Unito ha dovuto affrontare un rapido aumento dei casi di Covid-19 nel Sud-Est dell’Inghilterra, nel Kent e nell’area di Londra, associato all’emergere di una nuova variante, denominata B.1.1.7 e nota anche come VOC 202012/01 che, da minoritaria è diventata la predominante in tutto il Paese. Analisi preliminari hanno indicato che questa variante ha una maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti versioni del virus e nuovi dati sembrano suggerire una maggiore letalità. Casi di Covid-19 determinati dalla variante inglese sono stati identificati in questi tutta l’Unione Europea e in molti altri Paesi, fino ad almeno 60 nazioni in tutto il mondo secondo l’ultimo report dell’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS).
Il rischio delle varianti mutate
Oltre alla variante B.1.1.7, in Sudafrica è stata segnalata una variante di Sars-Cov-2 che sembra sia responsabile della seconda ondata di Covid nel Paese. Anche questa versione, indicata come 501Y.V2, sembra essere molto più contagiosa e, secondo i primi studi in vitro, la variante sudafricana sarebbe in grado di sfuggire agli anticorpi. Un’ulteriore variante di preoccupazione è la cosiddetta variante brasiliana, la B.1.1.28 e ribattezzata P.1, responsabile della grave situazione che affligge l’Amazzonia, per cui si teme non solo la maggiore trasmissibilità ma anche la possibile resistenza agli anticorpi, come lasciano intendere i casi di reinfezione segnalati nella capitale Manaus. Parallelamente, lo sforzo di sequenziamento genico di Sars-Cov-2 di queste ultime settimane ha portato all’identificazione di altre mutazioni già oggetto di particolare attenzione in molti altri Stati, come in Francia e California.
La comprensione del vantaggio determinato da alcune modifiche stabili ed ereditabili nel materiale genetico del virus è essenziale per capire quali sono le mutazioni che minacciano l’efficacia dei vaccini finora approvati. D’altra parte, in un editoriale per la rivista Virulence, un team di esperti in evoluzione, virologia, malattie infettive e genomica avverte che l’introduzione di misure di rilancio economico in molti Paesi sembra aver alimentato il tasso di trasmissione del virus da persona a persona, favorendo lo sviluppo di varianti mutate.
“Adesso dobbiamo fermare l’evoluzione e la diffusione di ceppi virali più virulenti” scrivono i professori Cock van Oosterhout, Neil Hall, Hinh Ly e il caporedattore della rivista, il professor Kevin Tyler, sottolineando che “i continui sforzi di salute pubblica per incoraggiare la vaccinazione e l’uso continuato di dispositivi di protezione individuale adeguati, come un adeguato utilizzo delle mascherine e il mantenimento di interazioni sociali sicure, sono di massima importanza”.
"Adesso servono misure più rigorose"
Gli esperti guardano a ciò che è già accaduto, precisando che, all’inizio dell’inverno, il virus ha continuato a circolare da una base molto più alta di quanto sarebbe stato senza l’introduzione di norme di stimolo economico “in un equilibrio precario” tra salvaguardare l’economia e prevenire le vittime di Covid. Pertanto, gli studiosi chiedono ai Governi di considerare “politiche di salute pubblica con misure di controllo rigorose al fine di proteggere il nostro sistema sanitario, il nostro benessere individuale e il nostro futuro”.
Gli esperti evidenziano inoltre che un aumento della virulenza, o un valore R più elevato, può anche derivare dall’evoluzione della capacità del virus di infettare le persone più a lungo, sottolineando oltretutto che la continua evoluzione del virus negli ospiti animali, come gatti e visoni, seguita dalla trasmissione agli umani rappresenta un rischio significativo a lungo termine per la salute pubblica. In tal senso, la vaccinazione di alcuni animali domestici potrebbe essere importante per fermare ulteriormente l’evoluzione del virus e gli eventi di spillback.
“Non è impensabile che la vaccinazione di alcune specie animali domestiche possa essere necessaria anche per frenare la diffusione dell’infezione. Tuttavia – concludono gli autori – ciò di cui possiamo essere certi è che, finché i vaccini rimarranno efficaci, la loro maggiore diffusione ridurrà il numero di decessi correlati a Covid-19, arginerà la diffusione del ceppo trasmissibile del virus e ridurrà il rischio di evoluzione di altri ceppi virulenti in futuro”.