Perché con la variante Delta ci sono più bambini ricoverati per Covid
Come in Italia e nel resto d’Europa, anche negli Stati Uniti i dati delle ultime settimane indicano un’impennata dei contagi tra i più giovani. Secondo l’American Academy of Pediatrics, i casi di Covid sotto i 12 anni rappresentano il 19% dei nuovi positivi segnalati negli Usa tra il 22 e il 29 luglio, per un totale di quasi 72mila infezioni pediatriche, quasi il doppio rispetto alla settimana precedente.
La maggior parte di questi bambini, indicano i dati del Johns Hopkins All Children’s Hospital di St. Petersburg, in Florida, presenta sintomi relativamente lievi, come naso che cola, congestione, tosse o febbre, anche se in alcuni casi anche i piccoli sviluppano forme gravi della malattia, complicate da polmonite o difficoltà respiratorie. In particolare, su 15 bambini ricoverati all’All Children’s nell’ultimo weekend, in 4 hanno richiesto cure in terapia intensiva. A determinare quadri clinici più complessi sono spesso altre condizioni croniche, come il diabete o l’asma, tuttavia non tutti i giovani pazienti in terapia intensiva presentavano fattori di rischio noti.
Sempre negli Stati Uniti, evidenziano le stime dei Centers for Disease Control and Prevention, oltre l’80% delle nuove positività è causato dalla variante Delta. E anche i medici degli ospedali pediatrici, che speravano in un’estate tranquilla, davanti all’importante incremento dei contagi, hanno affermato che è ormai chiaro che la variante indiana stia sostenendo la nuova ondata di infezioni infantili, specialmente nelle aree dove la copertura vaccinale è ancora bassa.
“I tassi di positività tra i bambini stanno aumentando perché stanno crescendo le infezioni tra i familiari non vaccinati” ha affermato la dott.ssa Yvonne Maldonado, specialista in Malattie infettive pediatriche presso la Stanford University School of Medicine e presidente del Comitato dell’American Academy of Pediatrics per le malattie infettive, osservando come all’aumento delle infezioni nei bambini corrisponda una crescita proporzionale dei ricoveri.
D’altra parte, non essendo ancora disponibili i vaccini sotto i 12 anni, nei bambini non è possibile contenere gli effetti più gravi dell’infezione, analogamente a quanto accade nella popolazione adulta non vaccinata. “Il modo migliore per ridurre il rischio nei bambini è vaccinare la popolazione che può beneficiare dei vaccini e che non è stata ancora immunizzata – concludono gli esperti – . Questo contribuirà a frenare la diffusione della variante Delta e alleviare la pressione sugli ospedali”.