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Oggi è la Giornata Mondiale contro l’AIDS, 40 anni fa i primi casi

Si celebra oggi 1° dicembre 2021 il World AIDS Day che quest’anno segna quattro decenni dai primi casi segnalati. La scienza ha compiuto passi enormi nella lotta all’HIV, che resta tuttavia un’emergenza mondiale.
A cura di Valeria Aiello
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Si celebra oggi, 1° dicembre 2021, la Giornata Mondiale contro l’AIDS che quest’anno segna quattro decenni dei primi casi segnalati di una nuova e misteriosa malattia, poi identificata con l’acronimo AIDS che sta per “sindrome da immunodeficienza acquisita” causata da un virus, l’HIV, capace di attaccare il sistema immunitario delle persone.

40 anni di lotta all'AIDS

In 40 anni di ricerca, la scienza ha compiuto enormi passi in avanti, arrivando a scoprire terapie antiretrovirali che sono riuscite a trasformare l’AIDS da una malattia senza speranza a una malattia cronica. Tuttavia, secondo i dati più aggiornati dell’Unaids, il programma congiunto delle Nazioni Unite su HIV/AIDS, nel mondo sono 38 milioni le persone che vivono con il virus, con 1,7 milioni di nuove diagnosi nel 2019.

Le stime indicano che, a livello globale, ogni settimana vengono diagnosticate circa 5.500 nuove infezioni da HIV tra giovani donne (15-24 anni) e, tra gli adolescenti dei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, cinque nuove diagnosi su sei riguardano ragazze tra i 15 e i 19 anni. Il numero dei decessi, anche se in diminuzione, è stato di 690mila casi nel 2019. In Italia, secondo i dati più recenti emanati dal Ministero della Salute, si osserva un progressivo calo negli anni delle nuove diagnosi da HIV, sebbene nel 2019 siano stati segnalati 2.531 nuovi casi, pari a un’incidenza di 4,2 nuove diagnosi ogni 100mila abitanti.

A distanza di 40 anni dal riscontro dei primi casi di AIDS, l’HIV costituisce ancora una minaccia. Ad oggi, rileva l’Unaids, si è ancora lontani dal mantenere l'impegno condiviso di sconfiggere l'AIDS entro il 2030, come da obiettivo 3 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, non a causa della mancanza di conoscenze e strumenti, ma per colpa di disuguaglianze strutturali che ostacolano la prevenzione e il trattamento dell’HIV. “Come Programma congiunto delle Nazioni Unite sull'HIV/AIDS, lanciamo un duro avvertimento – ha sottolineato in una dichiarazione Winnie Byanyima, direttore esecutivo di UNAIDS – . L’AIDS rimane una pandemia, la luce rossa lampeggia e solo muovendoci velocemente per porre fine alle disuguaglianze che guidano la pandemia possiamo superarla”.

In questa Giornata così significativa, l’Unaids coglie l’occasione per ricordare a tutti i Governi la necessità di politiche per garantire un accesso equo e conveniente alla scienza e di sufficienti infrastrutture guidate dalla comunità e basate sulla comunità, come parte di un sistema sanitario forte, sostenuto da una solida responsabilità civile. “Ogni nuova tecnologia dovrebbe raggiungere chiunque ne abbia bisogno senza indugio”.

Oggi, la ricerca farmacologica ha compiuto progressi importanti, sviluppando accanto alle terapie antiretrovirali altamente efficaci e ai nuovi anticorpi monoclonali, nuovi prodotti che permettono di ridurre il rischio di infezione, in particolare nelle popolazioni maggiormente esposte al virus.

Per questa strategia di prevenzione (chiamata profilassi pre-esposizione, PrEP), i CDC di Atlanta hanno dimostrato una riduzione del 99% del rischio di infezione per trasmissione sessuale e dell’80% per la trasmissione endovenosa tra gli utilizzatori di sostanze stupefacenti. Un suo impiego massiccio farebbe dunque scendere drasticamente i contagi da HIV, (come dimostrato dai casi di San Francisco, Londra o Sydney), contribuendo a controllare la circolazione di questa infezione sessualmente trasmessa. Speranze arrivano anche dai nuovi vaccini in fase di sperimentazione clinica, le cui premesse sono particolarmente incoraggianti e gli scienziati fiduciosi di essere sulla buona strada.

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