Nuovo record negativo per l’Artico, la fine dei ghiacciai è vicina?
L'Artico si sta sciogliendo, e questa forse può non sembrare una novità, ciò che preoccupa però è la velocità con cui si sta riscaldando, il doppio rispetto al resto del Pianeta. Le conseguenze di una simile condizione climatica sono un eccessivo e rapido deperimento dei ghiacciai che, tra l'altro, fanno sempre più fatica a riformarsi. L'estinzione di molte specie animali e l'innalzamento del livello dei mari sono solo alcuni degli effetti di questo pericoloso incremento delle temperature dell'Artico che, in termine tecnico, viene definito “Arctic Amplification”.
Ma quali sono gli effetti dell'Arctic Amplification? Partiamo con il dire che quando le temperature sono troppo alte d'estate i ghiacciai si sciolgono. Nel caso degli ultimi anni, il riscaldamento eccessivo ha portato ad una riduzione importante della superficie ghiacciata che ha il compito di riflettere la luce solare (questo fenomeno si chiama Albedo) e diminuire il calore assorbito dal mare. In sua assenza però i raggi del Sole raggiungono direttamente il mare che si riscalda e, a sua volta, contribuisce ulteriormente e dal basso allo scioglimento dei ghiacciai stessi.
A proposito di conseguenze, i ricercatori stanno cercando di comprendere come l'Arctic Amplification possa influenzare l'atmosfera. Una ipotesi è che la minor differenza di temperature tra l'Artico e le medie latitudini possa portare ad un rallentamento della corrente a getto, che circonda le latitudini più a nord, e senza la quale l'aria calda e umida del sud riesce a raggiunger e il nord. I ricercatori spiegano inoltre che il ghiaccio della calotta glaciale della Groenlandia, se dovesse sciogliersi interamente, porterebbe ad un incremento del livello dei mari di ben sette metri, con chiari effetti sulle nostre vite.
La situazione attuale preoccupa poiché i dati relativi a maggio 2016 parlano di una riduzione dell'area coperta dal ghiaccio pari a 12 milioni di chilometri quadrati, che vanno ad aggiungersi ai record negativi toccati a gennaio, febbraio ed aprile. Insomma, lo scioglimento è costante e non sembra intenzionato a fermarsi.
Per quanto le circostanze attuali possano sembrarci critiche, i ricercatori affermano che le condizioni del passato non devono corrispondere necessariamente a quelle future: insomma, se interveniamo in tempo possiamo ancora salvare l'Artico, i suoi animali e noi stessi.