Neuroni specchio, la più grande scoperta neurobiologica del ‘900 è italiana: così ci ‘donano’ la vita
I neuroni specchio, considerati la più grande scoperta neurobiologica del ‘900, ci donano tutte quelle peculiarità umane, come il linguaggio verbale, l'empatia e la capacità di imparare velocemente mediante l'imitazione, fondamentali per il balzo in avanti da ominide a uomo sapiens. Il merito di questa ricerca è tutto italiano grazie a un gruppo di ricercatori dell'università di Parma guidati dal professor Giacomo Rizzolatti. “I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia” spiega Vilayanur S. Ramachandra neurologo.
Cosa sono i neuroni specchio
Sono dei neuroni che si attivano quando compiamo una determinata azione e quando vediamo compierla. Quindi lo stesso neurone si accende per cause motorie, come afferrare una mela e per cause sensoriali, come vedere qualcuno afferrare una mela. Ogni neurone si attiva solo per un tipo specifico di movimento: ad esempio il neurone che si attiva mentre vediamo afferrare/afferriamo la mela non si attiva quando lanciamo o vediamo lanciare una mela. Questo speciale tipo di comportamento ha donato loro il caratteristico nome di neurone specchio.
A cosa servono i neuroni specchio
La scoperta del dottor Rizzolati, essendo un punto di svolta sulla comprensione del funzionamento neuronale, ha dato il via a decine di ricerche correlate nei più svariati ambiti scientifici, noi citeremo solo alcuni.
- Comprensione degli stati emotivi: Gli stati emotivi producono una particolare mimica facciale che può essere riconosciuta a livello visivo. Nell'atto di osservare un'emozione positiva o negativa attiviamo gli stessi identici neuroni mimici, donandoci così la capacità empatica di "vivere" e quindi comprendere lo stato d'animo altrui istantaneamente. Questa importante scoperta dona una motivazione neuro biologica a quella che chiamiamo "responsabilità sociale" fin ora relegata alla speculazione filosofica o religiosa. Secondo lo stesso Rizzolati la cultura e la speculazione cognitiva può bloccare o escludere alcuni soggetti da questo procedimento empatico, sfruttando l'espediente per cui il procedimento è molto più forte con chi sentiamo più vicino (familiari, appartenenti alla stessa cultura, etnia) e ciò spiegherebbe anche le basi di grandi rimozioni empatiche collettive come il nazismo o altre più recenti.
- Sviluppo del linguaggio. Nuove teorie proverebbero che il linguaggio parlato tipico della nostra specie non derivi dall'ascolto dei versi animali, come si credeva, ma dalla gestualità. Infatti l'osservazione di gesti accenderebbe i potenziali di azione di neuroni situati nell'area di Broca, un'area dedita al movimento dei muscoli adibiti alla produzione della voce umana. Oltre tutto il legame empatico creato dagli stessi neuroni aiuterebbe non poco la comprensione comunicativa (motivo per cui nelle chat utilizziamo le emoji ad esempio per far comprendere il sarcasmo di un'affermazione).
Come sono stati scoperti i neuroni specchio
La scoperta iniziale dei neuroni a specchio, come altre grandi rivoluzioni scientifiche, è avvenuta in modo del tutto casuale. In uno studio sui neuroni di un macaco, un ricercatore, mentre l'animale era esaminato, ha preso una banana da un cesto di frutta, scatenando la risposta neuronale dell'animale che stava osservando. Fino ad allora si riteneva che quel tipo di neuroni si attivasse "sparando" solo in caso di funzioni motorie, da quel giorno si è capito che non era così. Il Dr. Giacomo Rizzolatti insieme a Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Giovanni Pavesi continuarono la ricerca e nel 1994 riuscirono a dimostrare l'esistenza nell'uomo di questi neuroni tramite la stimolazione magnetica transcranica.
Autismo e neuroni specchio
L'autismo è considerato un disturbo dello sviluppo che interessa più precisamente le capacità comunicative e di interazione con il mondo esterno e presenta:
- Incapacità di istaurare relazioni sociali normali.
- Anomalie e ritardi nello sviluppo linguistico.
- Comportamento ritualistico e ripetitivo.
Il neurologo indiano Vilayanur S. Ramachandran è stato il primo a teorizzare che una disfunzione dei neuroni specchio sia la causa dell'emergere di questa sindrome. Infatti le disfunzioni cognitive presenti nello spettro autistico sono direttamente le aree in cui entrano in gioco questi neuroni. Successivi studi mediante elettroencefalogramma parrebbero confermare questa intuizione, donando non poche speranze per la comprensione di questa malattia ancora quasi del tutto sconosciuta.