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Netflix e video porno inquinano l’ambiente: lo streaming online aumenta le emissioni di CO2

I video che guardiamo in streaming sul nostro computer o sullo smartphone contribuiscono alle emissioni di CO2 e, di fatto, rendono l’aria che respiriamo più inquinata. Ma com’è possibile? Vediamo insieme cosa c’è da sapere sull’incremento dell’anidride carbonica nell’ambiente a causa di Netflix e video porno.
A cura di Zeina Ayache
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Guardare video online, da Netflix ai video porno, incrementa le emissioni di CO2 nell’aria e, quindi, l’inquinamento. La conferma arriva dagli esperti di cambiamenti climatici, come Greenpeace, che ci spiegano come lo streaming sia inquinante per il nostro Pianeta e cosa possiamo fare per ridurne l’impatto negativo sulla nostra salute.

L’anno scorso lo streaming di video online ha portato alla produzione di emissioni di CO2 nell’aria equivalenti a quelle prodotte in un intero anno dalla Spagna e questo dato è destinato ad aumentare di sei volte nei prossimi anni. Ma com’è possibile?

I video che guardiamo online sono ‘pesanti’, si tratta cioè di file di grandi dimensioni poiché sono in alta definizione, questo significa che per essere ‘trasmessi’ necessitano di molta energia per caricarli. In pratica la maggior parte dell’energia di cui abbiamo bisogno per lo streaming è consumata dai data centre (centri di elaborazione di dati) che inviano i dati, appunto, al nostro computer o allo smartphone. In totale questi dati di cui abbiamo bisogno rappresentano ad oggi lo 0,3% delle emissioni di CO2 totali, un dato che può sembrarci irrilevante, ma che è in continua crescita: Huawei per esempio fa sapere che entro il 2030 consumerà circa il 4,1% dell’elettricità a livello globale.

Il traffico legato allo streaming online incrementerà di 4 volte nel 2022 rispetto al 2017 e rappresenterà l’80% del traffico internet generale.

Oltre ad una crescente richiesta di streaming online, e quindi allo ‘spostamento’ di dati che richiede, dobbiamo considerare anche l’aumento delle dimensioni degli schermi dai quali guardiamo questi video: se nel 1997 i pollici di uno schermo medio erano 22, entro il 2021 saranno 50. Uno schermo più grande, richiedere una tecnologia video più avanzata e un maggior traffico di dati. Senza considerare che ci stiamo già preparando ai video in 8k.

Cosa fare dunque? Greenpeace sostiene che, visto l’incremento della richiesta di dati per la trasmissione di video online, bisognerebbe far sì che il traffico si spostasse sfruttando energia rinnovabile. Lo faremo? Solo il futuro prossimo saprà risponderci.

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