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Neonati prematuri più sani grazie alle carezze: effetti positivi su cervello e cuore

Le carezze migliorano le condizioni di salute dei neonati prematuri tra le 28 e le 37 settimane di gestazione: il tocco prolungato e dinamico aumenta i livelli di ossigenazione del sangue e riduce il battito cardiaco, con effetti sul cervello. Vediamo insieme come gli esperti sono giunti a questa conclusione.
A cura di Zeina Ayache
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Credit: Pexels
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Accarezzare i neonati prematuri per renderli più sani, questo è il coniglio degli scienziati che hanno analizzato i benefici del tocco ‘prolungato’ sul livello di ossigenazione sanguigna e sul battito cardiaco nei bimbi nati tra le 28 e le 37 settimane di gestazione. Vediamo insieme come gli esperti siano giunti a questa conclusione e cosa si intende per ‘carezze’.

Gli scienziati si sono chiesti quali fossero gli effetti del tocco prolungato, che è simile ad una carezza, sulla salute dei neonati prematuri, quindi tra le 28 e le 37 settimane di gestazione. Per capirlo hanno effettuato alcuni test sui neonati e hanno preso in considerazione gli afferenti C-tattili, CT.

Gli afferenti C-tattili sono una classe di fibre nervose non mielinizzate che vengono attivate da un tocco continuo a bassa intensità, quella che possiamo definire carezza. Ma perché proprio queste fibre?

Gli esperti spiegano che gli afferenti CT svolgono un ruolo nel modulare l’interazione sociale nell’uomo, proprio come avviene per gli animali, e, quando stimolati, attivano aree del cervello specifiche, come la corteccia insulare posteriore: così facendo si riduce l’eccitazione del sistema autonomico, quello cioè che controlla la muscolatura, ad esempio, del cuore e le ghiandole esocrine.

Le conseguenze di questa attivazione? Riduzione dello stress e del dolore.

Gli scienziati hanno dunque analizzato gli effetti conseguenti a cinque minuti di stimolazioni tattili effettuate sulla schiena a velocità ideale per attivare le fibre CT e li hanno messi a confronto con quelli conseguenti a cinque minuti di tocco statico. Osservando la frequenza cardiaca e i livelli di saturazione di ossigeno, gli esperti hanno notato una riduzione significativa di questi parametri in relazione al tocco dinamico, non riscontrati in seguito al tocco statico.

Insomma, le carezze riescono effettivamente a ridurre le frequenza cardiaca dei neonati pretermine e ad aumentare i livelli di ossigenazione nel sangue, migliorando le condizioni di salute e riducendo i livelli di stress.

Lo studio, che vede la collaborazione dei ricercatori italiani dell’Ospedale Buzzi di Milano, dell’Università di Milano-Bicocca, della Fondazione COME Collaboration di Pescara e dell’Istituto Osteopatia Milano, con l’Università John Moores di Liverpool, è intitolato “Dynamic touch reduces physiological arousal in preterm infants: A role for c-tactile afferents?” ed è stato pubblicato sulla rivista Developmental Cognitive Neuroscience.

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