Negli USA cresce il numero di morti per peste bubbonica
Sale a 11 il numero di casi di peste negli Stati Uniti, come riportato dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, l'organismo di controllo sulla sanità pubblica americano. Per ora i paesi colpiti sono: Arizona (2 morti) California (1), Colorado (4), Georgia (1), New Mexico (2) e Oregon (1). I casi della Georgia e della California sono connessi fra di loro in quanto tutte persone colpite avevano visitato il Yosemite National Park, sulla catena montuosa della Sierra Nevada. Nove degli undici morti erano maschi e l'età media delle vittime è di 52 anni, variano dai 14 e i 79 anni.
Come spiegato dallo stesso CDC, negli Stati Uniti ogni anno si registrano decessi per peste, ma il numero relativo al 2015 è inspiegabilmente più alto della media. I primi malati sono i roditori, ma i vettori veri e propri sono gli insetti che, dopo aver morso i mammiferi, trasmettono la peste agli esseri umani pungendoli. La malattia può essere contratta anche per contatto diretto con sangue o inalazione da persone o animali malati e il periodo di incubazione varia dai 2 ai 6 giorni. Il tasso di mortalità, in caso di mancate cure, di aggira tra il 66 e il 93% che però scende al 16% grazie agli attuali antibiotici a disposizione, ad esempio gli antimicrobi come gli amminoglicosidi, i fluorochinoloni o la doxiciclina.
Il batterio coinvolto è quello della Yersinia pestis, responsabile di:
- peste bubbonica, che rappresenta l'80/85% dei casi verificati e implica febbre alta, debolezza, nausea, vomito e i conosciuti bubboni che si sviluppano in seguito all'infiammazione dei linfonodi vicini alle zone colpite
- peste setticemica, che rappresenta il 10% dei casi e implica un'infezione del sangue in seguito al morso o all'inalazione del batterio
- peste polmonare, che rappresenta il 3% dei casi, si contrae per via aerea e comporta l'insorgere di una polmonite primaria fulminante