Utilizzare i dati degli smartphone per realizzare un modello predittivo con il quale anticipare gli spostamenti del coronavirus nel mondo con due settimane di anticipo. È la proposta di uno studio pubblicato su Nature e condotto da Nicholas Christakis della Yale University in collaborazione con Jianmin Jia della Chinese University of Hong Kong a Shenzhen. Grazie al modello presentato dai ricercatori, è in teoria possibile prevedere in che modo il virus si diffonderà nel mondo con un anticipo tale da consentire ai paesi di prendere contromisure adatte per evitare un aumento dei contagi.
Analizzando gli spostamenti di oltre 11 milioni di persone che tra l'1 e il 24 gennaio sono uscite o hanno transitato per Wuhan e 296 prefetture cinesi, i team di ricerca hanno ricostruito un modello in grado di studiare i flussi della popolazione utilizzando i dati dei cellulari, senza però necessitare di applicazioni come quelle di tracciamento che presto saranno introdotte anche in Italia con Immuni. Il metodo "differisce dai modelli epidemiologici esistenti in quanto utilizza dati in tempo reale sui flussi di popolazione, come i dati sull'uso del telefono e altre risorse offerte dai big data" spiegano i ricercatori. Questo approccio è stato per esempio utilizzato per analizzare gli spostamenti di 11 milioni di cinesi che da Wuhan hanno viaggiato verso 296 prefetture tra l'1 e il 24 gennaio: i risultati restituiti dal modello sono stati poi confrontati con il numero di casi di COVID-19. Il risultato? Il modello ha previsto la frequenza delle infezioni entro il 19 febbraio, con quasi 2 settimane di anticipo.
Inoltre, i ricercatori hanno sviluppato un modello in grado di identificare i luoghi caratterizzati da un alto rischio di trasmissione rapida. "Lo studio mostra che è possibile prevedere con precisione i tempi, l'intensità e la distribuzione geografica dell'epidemia di COVID-19 basandosi esclusivamente sui movimenti della popolazione" spiega il professor Nicholas Christakis. Secondo i ricercatori, questo modello potrebbe essere applicato anche a qualsiasi tipo di registro contenente i dati degli spostamenti dei cittadini, come i biglietti dei treni o i pedaggi autostradali. "Le persone diffondono malattie contagiose quando si muovono, monitorando accuratamente i movimenti della popolazione nel tempo, possiamo prevedere in che modo il contagio si diffonderà geograficamente" ha concluso Christakis.