MUOS, scienziati a confronto sui rischi per la salute
Tre gigantesche parabole, antenne radar per la ricezione e l’invio dei segnali a altrettanti satelliti militari progettati dagli Stati Uniti. È il cosiddetto “segmento di terra” del MUOS (Mobile User Objective System), una costellazione di satelliti per la comunicazione della U.S. Navy che, secondo i consiglieri regionali siciliani del Movimento 5 Stelle, provocherebbe seri rischi per la salute dei cittadini di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, dove le antenne sono in costruzione. Le microonde ad alta frequenza prodotte dai radar, infatti, esporrebbero i cittadini a quantità di onde elettromagnetiche che alla lunga potrebbero incrementare il rischio di contrarre tumori, secondo uno studio commissionato a due esperti del Politecnico di Torino. Non c’è ancora accordo nella comunità scientifica sulle conclusioni dello studio, ma nel frattempo il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha chiesto la sospensione dei lavori. Che però sono proseguiti.
I rischi del MUOS
Il 31 gennaio, i 15 membri del M5S dell’Assemblea Regionale Siciliana hanno fatto mancare per tre volte il numero legale per l’approvazione del Dpef (il documento di programmazione economico-finanziaria) in segno di protesta contro il governo Crocetta che sarebbe stato troppo arrendevole nei confronti del MUOS. Non un voto contro il Dpef, ma un’astensione simbolica per chiedere alla Regione una posizione più rigida contro gli Stati Uniti che stanno proseguendo i lavori di costruzione: le prime due torri sono già pronte, la terza è quasi completata. Il comune di Niscemi aveva tempo fa commissionato a due esperti, Massimo Zucchetti, titolare della cattedra di “Protezione dalle radiazioni” al Politecnico di Torino, e Massimo Coraddu, consulente esterno al Dipartimento di energetica dello stesso Politecnico, uno studio sull’impatto per la salute dei radar del MUOS. Studio che metterebbe in guardia dai pericoli per la salute del progetto.
La frequenza delle onde prodotte dai radar varia tra i 300 MHz e i 3 GHz ma la radiazione elettromagnetica è estremamente compressa all’interno di un fascio puntato verso il cielo. Il rischio potrebbe derivare da “un malfunzionamento” o “un errore di puntamento” che provocherebbe l’esposizione diretta della popolazione di Niscemi, concentrata in un raggio di 6 km dalla stazione militare, al fascio principale, con possibili “danni gravi e permanenti” principalmente “dovuti all’ipertermia [l’aumento di calore sulla pelle, n.d.r.] con conseguente necrosi dei tessuti” e casi di “cataratta indotta da esposizione a radiofrequenza o a microonde”. Ma il problema deriverebbe anche da effetti più a lungo termine non provocati da un incidente vero e proprio. Secondo gli autori dello studio, infatti, i livelli di radiazione elettromagnetica dell’attuale sito militare preesistente, composto da 41 antenne radar per le telecomunicazioni della marina statunitense e delle rete sottomarina della NATO, sono già superiori al limite imposto dalla legge; cosicché, le super-parabole del MUOS produrrebbero inevitabilmente “un incremento del livello di campo emesso” corrispondente a “un incremento di rischio, per la popolazione residente nella zona, di contrarre vari tipi di disturbi e malattie, tra cui alcuni tumori del sistema emolinfatico”.
Pericoli per la salute non ancora noti
Conclusioni preoccupanti che avevano portato alla richiesta del governo regionale di sospendere i lavori nel sito del MUOS. Lavori che sono però proseguiti, convincendo l’assessore regionale all’ambiente, Mariella Lo Bello, ad adire alle vie legali: “Abbiamo chiesto di sospendere i lavori, noi staremo al fianco del Comune di Niscemi per il ricorso al Tar”, ha annunciato l’assessore. “Sarà l'ufficio legislativo della regione a sostenere la posizione del Comune di Niscemi”. Non tutta la comunità scientifica si dice convinta delle conclusioni dello studio degli esperti del Politecnico di Torino. Intervistato dalla rivista Wired, Alessandro Polichetti, a capo del reparto di radiazioni non ionizzanti dell’Istituto Superiore di Sanità, fa notare che la legislazione italiana è eccessivamente precauzionale, fissando valori limiti in termini di volt al metro quadro che sono di gran lunga inferiori ai limiti internazionali. “Il principio precauzionale applicato nel decreto ha fissato un valore di 6 volt al metro, cifra che, d’altra parte, a mio avviso non ha nessuna base scientifica perché non abbiamo nessuna indicazione quantitativa di quale eventuale rischio corrisponderebbe a determinati livelli di esposizione”, spiega Polichetti, che definisce tale limite “un valore arbitrario”.
Ciò dipenderebbe dal fatto che la normativa italiana, a differenza di quelle internazionali, prende in considerazione in via precauzionale anche possibili effetti sulla salute a lungo termine che non sono ancora noti. Polichetti non è d’accordo: “Nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha esaminato tutti gli studi scientifici relativi alla cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza e li ha classificati nel Gruppo 2B, ‘Possibilmente cancerogeni per l’uomo’: ossia non c’è una forte evidenza di cancerogenicità né nell’uomo né nell’animale”. Considerazioni che non convincono il M5S. Gli esponenti dell’Assemblea Regionale Siciliana insistono sul fatto che, in base alla normativa vigente, il cantiere del MUOS non sarebbe mai dovuto partire, violando il principio precauzionale sui potenziali danni dei campi elettromagnetici prodotti.