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Monte Bianco, a rischio crollo ghiacciaio: ecco che (triste) fine stanno facendo le nostre Alpi

Sul Monte Bianco, un ghiacciaio sta per staccarsi e per questo il sentiero che porta al Rifugio Boccalatte-Piolti è stato chiuso. Ma cosa sta succedendo? Vediamo insieme cosa c’è da sapere sul Monte Bianco e, in generale, sulle condizioni di ‘salute’ delle Alpi che entro pochi anni potrebbero non avere più ghiacciai.
A cura di Zeina Ayache
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Il sentiero che porta al Rifugio Boccalatte-Piolti e all'area sottostante il seracco Whymper delle Grandes Jorasses è stato chiuso, il divieto di accesso e transito impedisce il passaggio: è infatti aumentato il rischio di un possibile crollo di una porzione di ghiacciaio. Cosa sta succedendo sulle nostre Alpi? Vediamo insieme gli effetti del riscaldamento globale sui ghiacciai delle Alpi e com’è la loro situazione attuale.

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L’annuncio del Comune di Courmayeur non lascia spazio all’interpretazione: dal ghiacciaio delle Grandes Jorasses potrebbe staccarsi una porzione di seracco (blocco di ghiaccio che si separa dai ghiacciai) in Val Ferret. Per questo motivo è stato immediatamente imposto il divieto di accesso e di transito al sentiero che conduce al Rifugio Boccalatte-Piolti e all'area sottostante il seracco Whymper delle Grandes Jorasses.

Quanto ai rischi per le persone, la Fondazione Montagna Sicura fa sapere che “tale scenario non prevede il coinvolgimento del fondovalle antropizzato, mentre potrebbe interessare una parte importante dei pendii sottostanti il seracco in questione”. Insomma sono previsti alcuni piccoli crolli, prima della caduta del seracco stesso, prevista indicativamente per ottobre.

Ma cosa sta succedendo alle nostre Alpi?

Il recente dossier del Wwf Italia, “La crisi climatica nel Mediterraneo: alcuni dati”, risponde a questa domanda presentando l’attuale situazione dei ghiacciai italiani, che sappiamo essere sotto la minaccia del riscaldamento globale per colpa del quale entro il 2100 potrebbero essere quasi del tutto scomparsi.

Il problema nasce dal ghiaccio marino artico, cioè lo strato di ghiaccio che galleggia sull’Oceano Artico e che proprio quest’anno si è ridotto a punto da aver raggiunto il suo secondo minimo storico e senza il quale gli ecosistemi vengono completamente sballati. La sua fusione infatti porta all’innalzamento del livello del mare e alla riduzione delle riserve d’acqua dei ghiaccia montani, fondamentali per la vita delle persone e degli animali che da questi dipendono.

In questo contesto causato dal riscaldamento globale, i ghiacciai alpini hanno iniziato a ritirarsi molto negli ultimi anni: parlando di superficie, siamo passati da 519 chilometri quadrati nel 1962, a 609 chilometri quadrati nel 1989, fino agli attuali 368 chilometri quadrati. Una riduzione del 40%.

Quanto al numero dei ghiacciai, oggi se ne contano 903, ma erano 824 nel 1962 e 1381 nel 1989, “l’aumento rispetto al 1962 è dovuto all’intensa frammentazione che ha ridotto sistemi glaciali complessi a singoli ghiacciai più piccoli”, spiega il WWF.

Si sta riducendo pericolosamente il ghiacciaio dei Forni in Valtellina, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, così come il ghiaccio del Calderone nel massiccio del Gran Sasso in Abruzzo (il più a sud d’Europa), considerato ormai praticamente estinto.

Non è solo una questione di superficie, ma anche di spessore. Negli ultimi 150 anni, l’incremento delle temperature ha portato ad un assottigliamento anche di 6 metri in un’estate sola. I dati non sembrano avere dubbi: i ghiacciai sotto i 3.500 metri sono destinati a sparire entro il prossimi 20, massimo 30 anni: questo significa che tra poco potremmo dover dire addio ai ghiacci eterni delle Alpi Orientali e Centrali, lasciando ‘da soli’ quelli Occidentali.

E le conseguenze quali saranno?  Il WWF fa sapere che i danni riguarderanno vari aspetti: ambiente, paesaggio montano, vita delle comunità, economia, turismo ed energia. Infatti i torrenti alpini e i fiumi della Pianura Padana non avranno acqua, che deriva dalla fusione glaciale, questo si traduce in un crisi dell’approvvigionamento idrico per la popolazione e per l’agricoltura. E ancora, aumenterà il rischio valanghe di ghiaccio e alluvioni devastanti.

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