Moderna pensa a un “vaccino unico” contro influenza e coronavirus
Un “vaccino unico” contro influenza stagionale e coronavirus, sfruttando la tecnologia a mRna che in tempi brevissimi ha permesso di arrivare ai più efficaci vaccini anti-Covid. Ad anticipare lo sviluppo di un richiamo bivalente è Andrea Carfì, responsabile della ricerca sulle malattie infettive di Moderna e coordinatore del team che ha messo a punto il vaccino a mRna (mRNA-1273) contro Covid-19. “A breve – dice a Repubblica – partiranno i test clinici per il vaccino contro l’influenza. L’Rna permette di aggiornarlo rapidamente ai nuovi ceppi e di aumentare l’efficacia rispetto all’attuale”.
Un vaccino unico contro influenza e coronavirus
L’obiettivo di Moderna è “mettere a punto un unico vaccino contro influenza e coronavirus” che tra trial clinici e iter di autorizzazione potrebbe impiegare “uno o due anni” prima di essere disponibile. Nel portfolio dell’azienda statunitense di biotecnologie ci sono inoltre almeno un’altra ventina di altri programmi di sviluppo di sieri a mRNA, tra cui i vaccini contro l’HIV, il virus Zika e il virus respiratorio sinciziale (RSV), con quattordici che sono già entrati in fase di sperimentazione clinica, compreso il trial già in fase avanzata per quanto riguarda la “terza dose” della formulazione anti-Covid che potrebbe arrivare in autunno, sulla base di tre opzioni pensate per aumentare la risposta anticorpale nei vaccinati: la prima è una terza somministrazione della versione corrente dl vaccino, la seconda è un richiamo a mRna basato sulla variante sudafricana (B.1.351) e la terza è un mix di questi due vaccini che, secondo primi dati clinici, potrebbe dimostrarsi la strategia migliore.
Nel frattempo, Moderna ha anche annunciato i risultati preliminari dello studio clinico TeenCove sul vaccino anti-Covid negli ragazzi di età compresa tra i 12 e 18 anni, prevedendo di inviare all’inizio di giugno i dati alle autorità di regolamentazione per richiedere l’autorizzazione all’uso in questa fascia di età alla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e agli altri enti regolatori a livello globale. “La risposta immunitaria degli adolescenti è buona, come negli adulti – ha precisato Carfi, in riferimento all’efficacia del 100% osservata negli adolescenti dopo la somministrazione di due dosi – . Per l’età pediatrica invece testeremo dosaggi anche più bassi. Sui bambini si va avanti con cautela, scendendo pian piano di età, fino ai sei mesi. I più piccoli hanno un tipo di risposta immunitaria diversa”.