Microplastiche nel sale, studio shock svela cosa mangiamo davvero: salute a rischio
Il sale che utilizziamo per cucinare contiene microplastiche, la scoperta preoccupante è di uno studio di Greenpeace e dell’Università di Incheon in Corea del Sud e svela quanto l'inquinamento provocato nella plastica sia da considerarsi una vera e propria piaga che deve essere affrontata. Ma vediamo che tipo di microplastiche contiene il sale da cucina e quali sono i rischi per la nostra salute.
Sale di plastica. Il report di Greenpeace, intitolato “Global Pattern of Microplastics (MPs) in Commercial Food-Grade Salts: Sea Salt as an Indicator of Seawater MP Pollution” e pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology, ha analizzato 39 campioni di sale da cucina di marchi provenienti da tutto il mondo ed estratti da mare, miniere e laghi. Le analisi effettuate hanno portato in luce un dato inquietante: 36 campioni di 39 contenevano frammenti di microplastiche inferiori a 5 millimetri.
Cosa sono le microplastiche. Greenpeace fa sapere che la plastica trovata nel sale è costituita da Polietilene, Polipropilene e Polietilene Tereftalato (PET), cioè quelle tipologie di plastica più comunemente utilizzate per produrre imballaggi usa e getta. Le stesse che troviamo all'interno dei pesci. Ma sono pericolose per la salute? Gli esperti negli ultimi anni si sono detti allarmati per la presenza di queste sostanze negli alimenti poiché, una volta nel nostro organismo, interagiscono con il sistema endocrino andando ad interferire con la normale funzionalità degli ormoni e rischiando di provocare uno squilibrio ormonale. Quello che ancora non è chiaro però è quali siano le quantità da considerarsi pericolose per la nostra salute.
Cosa fare dunque? “Numerosi studi hanno già dimostrato la presenza di plastica in pesci e frutti di mare, acqua di rubinetto e adesso anche nel sale da cucina. Questa ricerca conferma la gravità dell’inquinamento da plastica e come per noi sia ormai impossibile sfuggire a tale contaminazione” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “È necessario fermare l’inquinamento alla radice ed è fondamentale che le grandi aziende facciano la loro parte riducendo drasticamente l’impiego della plastica usa e getta per confezionare i loro prodotti”, conclude. In attesa di un cambiamento da parte delle grandi aziende, noi comuni cittadini possiamo impegnarci per ridurre al minimo il consumo di plastica ad esempio utilizzando l'acqua del rubinetto e bottiglie di vetro, evitando di acquistare prodotti come frutta e verdura confezionati in plastica al supermercato ma preferendo quelle sfuse, non lasciando spazzatura in natura.