Melanoma, intercettato segnale che anticipa trasformazione maligna
Uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Tel Aviv getta nuova luce sul meccanismo che induce le cellule tumorali del melanoma a trasformarsi da cellule non-invasive in letali cellule invasive. La ricerca, diretta da Carmit Levy della Sackler School of Medicine, è stata condotta grazie alla collaborazione dei ricercatori dell’Università di Tel Aviv, del Technion Institute of Technology di Haifa, del Centro Medico Sheba, dell’Istituto Gustave Roussy e dell’Università di Gerusalemme. Gli scienziati, stando a quanto pubblicato sulle pagine della rivista Molecular Cell, sono riusciti a mettere a fuoco lo stadio preciso in cui il cancro diventa maligno, aprendo potenzialmente la strada a nuove forme di prevenzione.
Intercettato il segnale che attiva il tumore. “Per comprendere il melanoma – ha spiegato Levy – abbiamo dovuto studiare approfonditamente la struttura e la funzione della pelle sana. Il melanoma è un tumore che ha origine nell’epidermide e, nella sua forma più aggressiva, invade il derma e gli strati sottostanti. Attraverso i vasi sanguigni e i linfonodi si diffonde a tutti gli altri organi, che vengono devastati dalle metastasi”. Prima di tutto questo si svolge però un’azione silente. Il melanoma si estende verso l’alto e lì si organizza per sferrare il suo attacco letale.“Doveva esserci qualcosa nel microambiente della pelle che permette alle cellule del melanoma di cambiare caratteristiche – ha continuato il responsabile dello studio -. Dovessi ragionare come fa un tumore mi domanderei il perché dover sprecare energia quando nel corpo ce n’è tanta a disposizione?”.
Bloccare il segnale è possibile. Dopo aver effettuato la raccolta di cellule epidermiche sane e cellule di melanoma di pazienti ricoverati negli ospedali israeliani, i ricercatori hanno mischiato i vari campioni così da poter osservare il movimento del tumore. L’analisi ha evidenziato che il tumore cresce e si diffonde al mutare del microambiente. "Le normali cellule epidermiche non si spostano – commenta Levy -. Il melanoma invece prima si sposta verso gli strati superficiali della pelle e poi, solo in un secondo momento, invade gli strati inferiori. Potessimo riuscire a fermarlo quando si trova in superficie, prima della contaminazione dei vasi sanguigni, potremo fermare la progressione del tumore”.
In futuro una crema come sistema di prevenzione. “Siamo riusciti ad intercettare il segnale che precede la mutazione del melanoma – ha concluso Levy -. Ora dobbiamo soltanto comprendere come bloccare quel segnale. La cosa potrebbe sembrare complicata ma ci sono molti farmaci, già testati sull’uomo, che potrebbero interferire su quel segnale. In un futuro non troppo lontano potremo essere in grado di sviluppare una sorta di crema che funzionerà come una misura di prevenzione. Il melanoma è un tumore in genere lento. Se si riuscissero a sviluppare dei sistemi di analisi precoce potremo finalmente salvare migliaia di persone in tutto il mondo”.