Malattia da virus Marburg: cos’è, sintomi e cura dell’epidemia che sta colpendo l’Uganda
Si chiama malattia da virus Marburg, ma è conosciuta anche come febbre emorragica di Marburg e sta colpendo l'Uganda tanto da portare il governo a dichiarare l'epidemia. La malattia è preoccupante perché può portare a gravi emorragie, diarrea, nausea e, nei casi più gravi, morte e, soprattutto, non esiste una cura specifica in grado di contrastare il virus. Vediamo cos'è la malattia da virus Marburg, quali sono i sintomi e come si cura.
Malattia da virus Marburg, cos'è
Quella da virus Marburg è una malattia emorragica molto grave e altamente fatale provocata dal virus appartenente al genere Marburgvirus della famiglia dei Filoviridae (la stessa famiglia di quello che causa l'ebola per intenderci), è molto rara, non ha ancora oggi una cura e si diffonde con una velocità e facilità tale da causare epidemie altamente mortali, come quella del 1967 a Marburg e Francoforte in Germania e a Belgrado nella ex Jugoslavia che diedero appunto il nome alla malattia che è recidiva in Uganda.
Come si trasmette la malattia da virus Marburg
La causa della trasmissione, come spiega l'Organizzazione Mondiale della Sanità, è principalmente il contatto con animali infetti, nello specifico i pipistrelli della specie Rousettus aegyptiacus. Successivamente, la trasmissione può avvenire anche uomo-a-uomo e quindi per contatto diretto con il sangue, le secrezioni, gli organi o comunque in generale i fluidi corporei. In generale, la malattia riesce a diffondersi facilmente in contesti igienicamente precari e in cui le persone entrano in contatto con le persone malate.
Sintomi della malattia da virus Marburg
L'incubazione della malattia varia da 2 a 21 giorni e si presenta con influenza, febbre alta, mal di testa e malessere generale. A questi sintomi se ne accompagnano altro, dolori muscolari, diarrea, dolore addominare, vomito e crampi persistenti, e ancora perdita di peso, shock e insufficienza epatica: chi ne soffre si dice che sembri un ‘fantasma' a causa dello sguardo spento e della letargia.
Forme gravi della malattia
Nei casi più gravi, ai sintomi si aggiungono emoraggie con conseguenti danni epatici e renali che raggiungono anche il sistema nervoso centrale. Dopo 8/9 giorni di sintomi gravi, il paziente muore a causa dei sanguinamenti che danneggiano gli organi. Il tasso di mortalità può arrivare al 90% circa.
Diagnosi e cura
La diagnosi della malattia non è semplice poiché i sintomi sono simili a quelli di altre malattie infettive, per questo se si ha il dubbio della presenza del virus, i medici pongono immediatamente il paziente in isolamento per poi analizzarne in laboratorio i campioni di sangue. Quanto alla cura, ad oggi non esistono trattamenti specifici efficaci, ma si interviene idratando il paziente, fornendo ossigeno, effettuando trasfusioni e intervenendo quindi in generale sui sintomi.
Prevenzione prima di tutto
La prevenzione è fondamentale per una malattia simile, per questo, come spiega il nostro Ministero della Salute, si consiglia di:
- evitare di frequentare luoghi dove soggiornano malati di Febbre Emorragica di Marburg
- evitare di toccare un malato o un defunto
- evitare di toccare oggetti che siano venuti in contatto con malati o defunti
- nel caso in cui si sia venuti accidentalmente in contatto con secrezioni o fluidi biologici di un malato, lavare immediatamente le mani e disinfettarsi con soluzioni clorurate nel caso in cui si sia venuti in contatto con malati o con loro fluidi biologici, sorvegliare il proprio stato di salute per i 10 giorni successivi, tramite misurazione della temperatura due volte al giorno; in caso di rialzo febbrile, contattare immediatamente un medico
- evitare i rapporti sessuali con soggetti convalescenti, per almeno 7 settimane dalla fine della malattia
La situazione attuale in Uganda
In Uganda, attualmente, il governo parla di epidemia di malattia da virus Marburg, quanto ai morti, per ora c'è solo un caso di decesso legato alla malattia e centinaia di persone esposte al virus. Il primo caso di questa nuova ondata risale al 17 ottobre scorso, una donna di 50 anni morta in un ospedale. Si pensa che la donna sia stata contagiata dal fratello, che era morto tre settimane prima e che lavorava all'interno di cave in cui vivono i pipistrelli della specie Rousettus aegyptiacus: attualmente gli esperti stanno valutando altri casi, ma la situazione sembra non pericolosa per noi, ma potenzialmente grave per i Paesi confinanti tanto che in Kenya le autorità stanno già lavorando sulle prevenzione.