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Machu Picchu, il 24 luglio di cento anni fa la strabiliante scoperta di una delle sette meraviglie del mondo

Si celebra quest’anno il centenario della scoperta di Machu Picchu, avvenuta il 24 luglio del 1911. Ma documenti scoperti negli archivi pochi anni fa, lasciano pensare che le cose non siano andate proprio così.
A cura di Nadia Vitali
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Era il 1911 quando, tramite un appassionato archeologo statunitense, il mondo intero venne a conoscenza dell'esistenza di quella che sarebbe stata riconosciuta come una delle sette meraviglie del mondo moderno, nonché patrimonio dell'umanità, secondo l'elenco stilato dall'Unesco nel 2003. Il 24 luglio di cento anni fa Hiram Bingham si trovò dinanzi agli occhi una città quasi completamente abbandonata, in molti punti ricoperta da erbacce, abitata da due gruppi familiari che, stabilitisi sul posto, sfruttavano i terrazzamenti per coltivare ed un canale perfettamente funzionante costruito secoli prima dagli Incas che traeva acqua da una sorgente: quella meraviglia, a metà strada tra l'umano ed il divino, distesa ed adagiata lungo un crinale roccioso del Perù, era Machu Picchu.

Non si può propriamente dire che la città fosse stata del tutto perduta: segnalazioni erano arrivate per le orecchie dei più curiosi, come quella di un proprietario terriero della regione di Cusco che il 14 luglio del 1902 giunse presso le rovine e, assieme a dei suoi conterranei con cui si trovava, incise dei graffiti presso un tempio. Agustìn Lizàrraga, questo era il suo nome, a quanto pare conosceva bene il sito e, probabilmente, ci portava di tanto delle persone in veste di guida, ma il tempo ha cancellato qualunque possibilità di poterne sapere di più. Sentendo parlare proprio di lui Bingham, storico interessato alla ricerca di ruderi incaici, si fece guidare da un altro proprietario terriero e da un sergente della guardia civile peruviana, scoprendo, o riscoprendo, così, con i proprio occhi attoniti, l'affascinante e magica località che il tempo aveva fatto dimenticare ai più.

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Da quel momento in poi, Bingham si diede da fare, sollecitando l'Università di Yale, il governo peruviano ed il National Geographic per mettere il prima possibile a disposizione degli studiosi la località: i risultati arrivarono rapidamente, vista l'importanza della scoperta, in pochi anni il luogo venne ripulito, le strutture architettoniche vennero fuori, le tombe che si trovavano fuori dalla città, furono portate alla luce. Nel 1913 la pubblicazione di un articolo sulla rivista del  National Geographic presentò questa meraviglia anche al mondo non strettamente accademico e della ricerca, condividendola come meritava di essere condivisa con tutto il genere umano.

I metodi ed i principi ideologici sottesi agli scavi, ad un secolo di distanza, non sono certamente più condivisibili né approvabili: basti pensare a quei 46 332 reperti che, portati all'Università di Yale a fini di studio, hanno aspettato fino al novembre del 2010 per essere restituiti al governo peruviano che ha prontamente allestito una mostra con i suoi tesori. Ma il gusto romantico della scoperta di una sorta di Indiana Jones resta di gran lunga l'ipotesi più affascinante o, quanto meno, la più cinematografica.

In verità, già da diversi anni, si è fatta strada un'ipotesi ben diversa, grazie ad alcuni documenti ufficiali ritrovati negli archivi americani e peruviani da un gruppo di studiosi di varie nazionalità: a metà dell'800 un avventuriero tedesco chiamato Augusto Berns avrebbe riscoperto egli per primo la città sacra, fondando subito dopo una compagnia anonima per lo sfruttamento dei siti Inca con il placet del governo peruviano che poteva godere di una percentuale in denaro su tutti i reperti che sarebbero stati saccheggiati e portati verso l'Europa e gli Stati Uniti, prendendo la destinazione delle dimore di ricchi privati.

Fondata intorno all'anno 1440, quasi nascosta grazie alla propria posizione, Machu Picchu era stata già depredata secoli addietro al tempo dei conquistadores nel 1532, quando l'oro del tempio del Sole venne rimosso nel tentativo vano di pagare un riscatto per l'ultimo imperatore Inca prigioniero degli spagnoli. A tutt'oggi, dopo questa lunga serie di saccheggi, la sopravvivenza di questo paradiso è sotto minaccia, a causa dell'ingente numero di turisti che visita il sito: se fino ad ora nessuno ha fatto niente per preservare una tale meraviglia della nostra storia, c'è da sperare che ci sia qualcuno che lo farà per il futuro. Prima che Machu Picchu sia danneggiata irrimediabilmente per sempre.

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