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Macachi resi ciechi in esperimento italiano che ha già ‘cavie’ umane: a cosa serve?

Gli scienziati italiani stanno per rinchiudere in gabbia alcuni macachi sani che renderanno ciechi dopo avergli tolto parte della corteccia visiva: l’obiettivo è studiare il blindsight, la perdita della vista in seguito a danni cerebrali. LAV si schiera contro questo studio poiché implica anche l’utilizzo di cavie umane già cieche e sostiene la non utilità del modello animale.
A cura di Zeina Ayache
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LAV ci fa sapere che l’Università di Torino ha ottenuto l’approvazione per uno studio che implicherà la vivisezione su macachi, pur essendo comunque previsti esseri umani per la ricerca. Vediamo insieme cosa implica questo studio, perché vogliono utilizzare i macachi e cosa accadrà a questi animali che verranno resi ciechi.

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Blindsight, cos'è. Prima di tutto va chiarito cos'è il blindsight, che è poi l'oggetto di questo controverso esperimento italiano. Parliamo di blindsight quando un soggetto, pur avendo perso la vista in seguito ad un danno cerebrale, riesce comunque a vedere inconsciamente: significa che se gli viene posizionato un oggetto di fronte, il paziente non lo vedo come una persona vedente, ma comunque sa che c'è perché lo vede a livello non cosciente, come se il segnale visivo arrivasse al cervello attraverso altre strade.

Vivisezione su macachi. Come reso noto da LAV, in Italia sta per partire un nuovo studio sul blindsight che vedrà coinvolti sia i macachi, sia gli esseri umani. Se i secondi parteciperanno allo studio in qualità di soggetti già affetti da blindsight, i macachi verrano resi ciechi di proposito. Oltre ad essere immobilizzati in particolari strutture per mesi nei laboratori dell’Università di Parma, i macachi subiranno infatti l’asportazione chirurgica di parte della corteccia visiva. E poi? Il loro destino a fine esperimento potrebbe essere la soppressione.

Gli esperimenti. Come spiegato all’interno dell’abstract dello studio, intitolato “LIGHTUP – Turning the cortically blind brain to see”, nella parte iniziale della ricerca gli scienziati puntano a chiarire come una data struttura del cervello traduca le proprietà visive in risposte associate alla consapevolezza e come le lesioni alterino le proprietà della risposta nelle aree intatte. Successivamente i ricercatori vogliono creare un paradigma in grado di dissociare le abilità visive non conscie, dalla consapevolezza visiva nelle scimmie. In ultimo, gli esperti vogliono creare un protocollo di riabilitazione per promuovere la ricomparsa della consapevolezza visiva perduta in seguito ai danni alla corteccia.

Ma a cosa servono i macachi? LAV ha cercato più volte di ottenere risposte dal Ministero della Salute per esempio per venire a conoscenza del protocollo e dei documenti di autorizzazione, ma questi dati sono sempre stati negati, nonostante due ricorsi al TAR: il primo perché si sosteneva che non esistesse l’autorizzazione, il secondo, dopo aver riconosciuto l’esistenza dell’autorizzazione, perché non si volevano divulgare ‘dati sensibili’, comunque non richiesti da LAV, il cui obiettivo è comprendere perché utilizzare i primati non umani se già sono coinvolti esseri umani. L’autorizzazione per l’impiego di primati non umani viene concessa in via eccezionale in Italia e questo non sembra essere il caso, secondo LAV.

La petizione. Mentre i macachi si preparano per perdere per sempre la vista e quindi per essere destinati alla morte e alla perdita della loro natura e libertà, LAV ha lanciato una petizione per chiedere di bloccare l’esperimento italiano sui macachi.

Per capire cosa succede in un laboratorio che utilizza macachi, possiamo osservare questo realizzato in incognito in Italia e diffuso da Essere Animali che, secondo LAV, ci svela inoltre alcune anomalie visibili attraverso questo immagini:

  • animali stabulati anche singolarmente (la norma prevede “alloggi individuali soltanto in casi eccezionali”)
  • nessun arricchimento (la legge dice “gli stabilimenti mettono in atto tecniche adeguate di arricchimento per ampliare la gamma di attività a disposizione degli animali e aumentare la loro capacità di risposta tra cui l’esercizio fisico, il foraggiamento e le attività di manipolazione e cognitive adeguate alle specie interessate”)
  • comportamenti ripetitivi tipici di animali tenuti in condizioni di cattività che non garantiscono il benessere per tempi prolungati (la legge prevede un “ambiente che permette ai primati non umani di svolgere un programma giornaliero di attività complesse. L'alloggiamento permette ai primati non umani di manifestare il più ampio repertorio comportamentale possibile, di provare un senso di sicurezza e offre loro un ambiente sufficientemente complesso per permettere all'animale di correre, camminare, arrampicarsi e saltare”).
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