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L’uso dei social media aumenta la fiducia nelle fake news su Covid-19

Lo indicano i risultati di uno studio sull’uso dei social e le convinzioni sulla pandemia: più ci si affida alle informazioni che circolano in rete, più è probabile che si creda alla disinformazione.
A cura di Valeria Aiello
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Esiste un nesso tra l’uso dei social media e la convinzione delle persone nelle fake news. A evidenziarlo è una recente analisi condotta dalla Washington State University che ha messo in luce una relazione tra l’utilizzo dei social media come principale fonte di notizie e la disinformazione sulla pandemia.

I social aumentano la credibilità della disinformazione

Nel dettaglio, lo studio pubblicato sulla rivista Telematics and Informatics di Elsevier ha preso in esame le risposte al sondaggio realizzato nell’ambito delle indagini esplorative degli studi elettorali svolti negli Stati Uniti nel 2020, valutando i feedback ottenuti da un campione di 3.080 persone, tutti cittadini americani in età di voto. Di questi, circa 480 hanno selezionato almeno un’informazione sbagliata sulla pandemia, ritenendo veritiera l’asserzione per cui il coronavirus fosse stato sviluppato intenzionalmente in laboratorio oppure che, al momento dello studio (aprile 2020) ci fosse già un vaccino Covid disponibile.

Lo studio ha inoltre evidenziato che gli utenti dei social media erano mediamente più preoccupati per il coronavirus e che la maggiore preoccupazione ha aumentato la forza della loro convinzione in queste informazioni. “Sembra che più si usino i social media, più è probabile che ci si preoccupi della pandemia, forse perché sui social ci sono molte tesi complottiste e teorie infondate – ha dichiarato l’autore dello studio, il ricercatore Yan Su- . Questo a sua volta può innescare un livello più elevato di preoccupazione che porta a un’ulteriore fiducia nella disinformazione”.

Nello stesso periodo di studio, anche un gruppo di esperti del Pew Research Center di Washington ha messo in luce che, a livello nazionale, 3 americani su 10 credevano che il coronavirus fosse stato creato in laboratorio nonostante nessuna prova a sostegno di questa tesi, e che un terzo era convinto esistesse già un vaccino. Osservazioni che hanno portato gli studiosi a suggerire l’implementazione di “fact checker” da parte dei social media.

In assenza di un controllo delle informazioni – ha aggiunto Su – le persone scelgono semplicemente di credere a ciò che è coerente con le loro convinzioni preesistenti. È dunque anche importante che le persone provino a uscire dalle loro zone di comfort parlando con persone che hanno diversi punti di vista e ideologie politiche. Quando ci si espone a idee diverse, si ha la possibilità di riflettere su se stessi e di autocorreggersi, qualcosa di particolarmente utile nelle decisioni”.

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