L’uccello più rumoroso del mondo vive in Amazzonia: ascoltiamo ‘canto d’amore’ da record
Il campanaro bianco è l’uccello più rumoroso del mondo, il suo canto è talmente forte da superare qualsiasi strumento inventato dall’essere umano. La scoperta arriva dai ricercatori della University of Massachusetts at Amherst che ci spiegano cosa c’è da sapere sul ‘canto dell’amore’ del campanaro bianco che vive in Amazzonia.
Il campanaro bianco, il cui vero nome è Procnias albus, è un uccello che vive in Amazzonia e che adesso è famoso in tutto il mondo grazie al suo ‘canto d’amore’ che riesce a superare i decibel emessi da qualsiasi strumento umano. Nello specifico, il suono emesso dal campanaro bianco supera i 125 dB, e la pressione di questo rumore supera di tre volte quella della pila urlatrice, Lipaugus vociferans, che dunque adesso è sceso in seconda posizione perdendo il record che gli era stato precedentemente assegnato.
Il suono del campanaro bianco è un canto d’amore, serve appunto per attirare le femmine che, come possiamo immaginare, sono attratte da coloro che riescono ad emettere quello più forte.
Per giungere alle loro conclusioni, gli esperti hanno sfruttato alcuni strumenti di ultima generazione che misurano i picchi e i cambiamenti dell’ampiezza delle onde sonore e, durante le fasi ricerca, sono riusciti ad osservare proprio l’incontro tra i maschi ‘canterini’ e le femmine corteggiate e hanno notato che la ‘serenata’ si conclude con un gran finale direzionato verso l’amata.
Ciò che agli esperti non è chiaro, è se questo suono risulti fastidioso o no per le femmine, visto quanto è rumoroso, “Forse cercano di conoscere meglio il maschio da vicino, pur rischiando danni all’apparato uditivo”, ipotizzano gli esperti.
Quanto al ‘com’è possibile’, gli esperti spiegano di non aver ancora capito esattamente come facciano questi uccelli ad emettere un suono tanto forte, ma una certezza ce l’hanno: più il suono è forte, più il campanaro bianco è piccolo di dimensioni.
Lo studio, intitolato “Extremely loud mating songs at close range in white bellbirds”, è stato pubblicato sulla rivista Current Biology.