Lopalco: “Virus in ripresa, campanello d’allarme per l’avvio della scuola”
A meno di tre settimane dalla ripartenza della scuola, crescono le preoccupazioni sulla riapertura in sicurezza. Tra le questioni in ballo resta quella dei trasporti, mentre si limano gli ultimi dettagli relativi alle misure per contenere la diffusione del virus. Dal 14 settembre torneranno in classe circa otto milioni e mezzo di bambini e ragazzi ma, con il numero dei contagi in aumento, soprattutto tra i più giovani, il timore è che le regole della ripresa non tengano davvero conto dell’evoluzione della pandemia. “Se guardiamo le linee guida del Ministero e, più in generale, tutta la discussione che è stata fatta sulla riapertura delle scuole, si è trascurato il fatto che la sicurezza è un concetto che parte dalla circolazione del virus nella comunità” avverte a Fanpage.it l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Pisa a capo della task force pugliese per l’emergenza coronavirus.
Vuol dire che l’attuale quadro epidemico non è compatibile con la riapertura?
In questo momento la circolazione del virus sta riprendendo, soprattutto nelle fasce giovanili. In qualche modo, questo è un campanello d'allarme che dovrebbe essere preso in seria considerazione per l’avvio delle scuole. Se da un lato è vero che magari, nei bambini delle primarie, la circolazione del virus può essere più bassa, ho paura che tra gli adolescenti non sia così. Credo che il tema principale sia questo, nel senso che mi concentrerei sulle fasce più giovanili per cercare di scovare i portatori prima del rientro a scuola, diminuendo così il rischio di introduzione del virus nella comunità scolastica e migliorando la sicurezza tra i banchi.
Le linee guida della riapertura non sono quindi la giusta strategia?
No, direi che sono una strategia che andrebbe integrata con altre misure.
Quali?
I suggerimenti che darei sono due: il primo, secondo me, è il controllo della temperatura con termoscanner all’ingresso. Non so perché questa opzione sia stata scartata quando, oggettivamente, ci sono termoscanner che non costano enormemente e sono veloci. Gli stessi che vediamo all’ingresso degli aeroporti, dove basta fermarsi un paio di secondi per rilevare la temperatura corporea. Credo che con un paio di questi termoscanner non si creerebbero grosse file all’ingresso di una scuola e si potrebbero gestire tranquillamente gli ingressi.
Il secondo suggerimento, laddove possibile e dove ci sono le capacità diagnostiche, è quello di attuare una campagna di screening con tampone negli studenti. Andrebbe fatta dopo le vacanze, magari partendo dagli studenti più grandi, in modo da individuare quei ragazzi che sono portatori del virus e che lo potrebbero far entrare nella comunità scolastica, con tutto quello che ne deriverebbe. Già immagino il panico dei genitori, il panico degli operatori scolastici, con tutta la confusione che si può generare ai primi casi positivi in una scuola.
Quali possono essere gli effetti del ritorno a scuola sull’andamento generale dell’epidemia?
Questo è molto difficile da dire perché non abbiamo elementi che ci indichino quanto, nel suo complesso, l’apertura della scuola possa contribuire alla diffusione del virus dato che qualunque modello deve fare i conti con la capacità di reazione. Bisognerà vedere qual è la capacità di controllo e quanto si sarà in grado di intervenire. Se, ad esempio, ci sarà qualche studente o insegnante positivo, intervenendo rapidamente con test e contact tracing, ogni focolaio, anche uno scolastico, può essere contenuto. Se invece, non si sarà veloci a intervenire, è chiaro che la scuola potrà essere un moltiplicatore di contagio, come qualunque altro setting lavorativo che andrà ad intensificarsi durante l’autunno. Servirà quindi essere pronti, facendo tamponi a tutti i contatti in modo da trovare i positivi e isolarli: è questa l’attività con cui dovremo convivere durante l’autunno e l’inverno.
Sarà lo stesso periodo in cui, tra l’altro, Covid-19 e influenza si troveranno a circolare insieme. Potrà essere una fase critica?
Sì, sarà una fase critica per la Sanità e questo lo sappiamo perfettamente. La speranza, innanzitutto, è che le persone capiscano l’importanza della vaccinazione antinfluenzale e quindi che quest’anno ci sia un’adesione superiore a quella del passato. In secondo luogo non è escluso che le misure di prevenzione, quindi lavaggio frequente delle mani, l’uso delle mascherine e il rispetto del distanziamento sociale, abbiano un importante impatto positivo anche sull’influenza, che potrebbe quindi circolare meno. In ogni caso, dobbiamo rimanere in allerta e ovviamente intensificare i controlli, ma credo che sarà possibile affrontare la prossima stagione con un forte lavoro da parte della Sanità pubblica e un impatto accettabile su quella che sarà poi la nostra vita da cittadini.
Tra le questioni aperte, c’è anche quella dei trasporti, dove il rischio di sovraffollamento sembra quasi inevitabile.
Bisogna far capire ai ragazzi che, quando non è possibile il distanziamento, devono indossare la mascherina. Un’altra misura di prevenzione utilissima è quella di usare gel disinfettanti per le mani non solo prima di entrare in classe, ma anche quando si esce per tornare a casa, prima e dopo aver preso un autobus, un tram o una metropolitana… questi sono tutti momenti in cui bisognerebbe lavarsi le mani. Spero che passi questo messaggio e che gli insegnanti insistano su questo aspetto di igiene di base. Con queste misure e con la mascherina, ma soprattutto rimanendo a casa nell’eventualità di ebbre, la probabilità che il virus circoli a scuola comincia a diventare bassa.
Un consiglio da dare ai genitori?
Certamente quello di informarsi e non ascoltare le campane della disinformazione che stanno facendo tanti, tanti danni. Quindi, informarsi correttamente, sapere quali sono i rischi di questo virus e insegnare ragazzi come prevenire il contagio.