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L’olio di palma favorisce la diffusione del cancro in tutto l’organismo

Lo ha dimostrato un team internazionale di ricerca in uno studio pubblicato su Nature: un acido grasso contenuto nell’olio di palma può promuovere la metastasi delle cellule tumorali della pelle e della bocca.
A cura di Valeria Aiello
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L’acido palmitico, uno degli acidi grassi saturi più comuni nei lipidi vegetali e animali, sembra causare più danni di quanto si pensasse, svolgendo un ruolo nel favorire la diffusione del cancro in tutto l’organismo. Lo ha dimostrato un team internazionale di ricerca in uno studio pubblicato su Nature, nel quale è stato esaminato il legame tra grassi alimentari e conseguenze per la salute.

L’indagine, guidata dal ricercatore dell’Istituto catalano per la ricerca e gli studi avanzati (ICREA), il dottor Salvator Aznar-Benitah dell’Istituto di ricerca in Biomedicina (IRB) di Barcellona, ha impiegato un modello murino per valutare gli effetti derivanti dal consumo di acido palmitico nelle cellule di tumorali della pelle e della bocca, donate da pazienti che sono stati esposti a una dieta ricca di acido palmitico e poi trapiantate nei topi. “Quanto trapiantate nei topi – spiegano i ricercatori in una notaè stato osservato che mostravano una maggiore capacità di metastatizzare, anche quando questa dieta veniva somministrata per un breve periodo prima del trapianto”.

Lo stesso gruppo di ricerca, in uno studio del 2017, aveva indicato che l’acido palmitico è correlato a un aumento del rischio di metastasi “ma non conoscevamo quale fosse il meccanismo responsabile – ha affermato Aznar-Benitah – . In questo studio dettagliamo il processo e riveliamo il coinvolgimento di un fattore di “memoria” della capacità metastatica, indicando un approccio terapeutico per invertilo”.

Gli studiosi hanno scoperto che i cambiamenti indotti da una dieta ricca di olio di palma, anche se l’esposizione all’acido palmitico avviene in una fase molto precoce della malattia, rende le cellule tumorali più aggressive, aumentando la loro propensione a metastatizzare nei topi. Anche le cellule esposte per un breve periodo alla dieta hanno mostrato la stessa aggressività, suggerendo che tale attitudine non sia legata solo al metabolismo dei grassi ma anche a modificazioni epigenetiche (in cui specifici geni vengono attivati o disattivati) che si verificano nelle cellule tumorali in risposta all’esposizione all’acido palmitico. In particolare, le cellule del carcinoma orale e del melanoma (cancro della pelle) che avevano subito cambiamenti epigenetici hanno stimolato le cellule di Shwann (un tipo di cellula che riveste gli assoni dei neuroni) e che hanno generato una rete neurale attorno al tumore, permettendogli di crescere e diffondersi.

Con circa il 90% di tutti i decessi per cancro che si verifica come risultato diretto della diffusione del cancro in tutto l’organismo, l’inibizione delle metastasi indotte dall’olio di palma potrebbe essere un punto di svolta nel trattamento dei tumori. Nello studio, i ricercatori suggeriscono vari approcci terapeutici per combattere le metastasi indotte dall’acido palmitico al fine di bloccare l’azione delle cellule di Schwann. “Questa scoperta apre la strada alla ricerca e allo sviluppo di terapie che bloccano specificamente le metastasi del cancro, un processo che è quasi sempre causa di morte per cancro – ha aggiunto la dottoressa Gloria Pascual, ricercatrice associata presso il laboratorio Stem Cells and Cancer dell’IRB di Barcellona e co-autrice principale del documento insieme alla dottoressa Diana Domínguez.

Ad ogni modo, le prove contro l’olio di palma, ormai sempre più presente in alcuni prodotti alimentari da forno, come biscotti, merendine ma anche patatine, crackers e snack salati, sembrano schiaccianti, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche prima che i risultati siano clinicamente. “C’è qualcosa di peculiare nell’acido palmitico che lo rende un promotore estremamente potente di metastasi – ha precisato Aznar-Banitah al Guardian – . Penso che sia troppo presto per determinare quale tipo di dieta debba essere consumata dai pazienti con cancro metastatico per rallentare questo processo”.

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