L’olio di cannabis potrebbe far regredire il cancro ai polmoni
L’uso dell’olio di cannabidiolo (CBD), uno dei più noti principi attivi della cannabis, dovrebbe essere ulteriormente esplorato come potenziale trattamento per il cancro ai polmoni. Lo suggeriscono i medici che hanno seguito il caso di una donna di 80 anni, il cui tumore è regredito senza l’aiuto di alcuna terapia standard. La paziente, che aveva ricevuto una diagnosi di carcinoma polmonare non a piccole cellule nel giugno 2018, aveva anche una lieve broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), era una fumatrice e consumava circa un pacchetto di sigarette ogni settimana (68 pacchetti l’anno).
Il suo tumore, spiegano i medici loro rapporto su BMJ Case Reports, aveva una dimensione di 41 millimetri alla diagnosi, senza evidenza di diffusione, idoneo al trattamento convenzionale con chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Ma la donna ha rifiutato ogni trattamento ed è stata tenuta sotto osservazione, effettuando TAC regolari ogni 3-6 mesi. Queste scansioni hanno mostrato che il tumore stava progressivamente regredendo, riducendo le sue dimensioni da 41 mm di giugno a 10 mm di febbraio 2021, pari a un calo complessivo del 76% del diametro massimo. In media, del 2,4% al mese, indicano gli studiosi.
Quando la paziente è stata contattata nel 2019 per parlare dei suoi progressi, la donna ha rivelato di aver assunto olio di CBD come autotrattamento alternativo per il cancro ai polmoni dall’agosto 2018, poco dopo la diagnosi. Lo aveva fatto su consiglio di una parente, dopo aver visto suo marito lottare con gli effetti collaterali della radioterapia. La donna ha spiegato di aver assunto costantemente 0,5 ml di olio di CBD, di solito tre volte al giorno. Il suo fornitore la aveva informata che i principali attivi erano il Δ9-tetraidrocannabinolo (THC) al 19,5%, il cannabidiolo a circa il 20% e l’acido tetraidrocannabinolico (THCA) a circa il 24%.
Questi cannabinoidi sono chimicamente simili agli endocannabinoidi, alcune molecole prodotte dall’organismo e coinvolte in vari processi, come la funzione venosa, le emozioni, il metabolismo energetico, il dolore, l’infiammazione, il sonno e la funzione immunitaria. Pertanto, i cannabinoidi possono interagire con le vie di segnalazione delle cellule, comprese le cellule tumorali. La cannabis ha una lunga storia nella medicina moderna, essendo stata introdotta per la prima volta nel 1842 per i suoi effetti analgesici, sedativi, antinfiammatori, antispasmodici e anticonvulsivanti. Ed è opinione diffusa che i cannabinoidi possano aiutare le persone con dolore cronico, ansia e disturbi del sonno, e sono usati anche nelle cure palliative.
Nel caso della donna, l’olio sembra non aver provocato alcun particolare effetto collaterale, a parte una lieve perdita dell’appetito dopo l’inizio del trattamento, né ci sono stati cambiamenti nelle prescrizioni mediche, nella dieta o nello stile di vita. La paziente ha continuato anche a fumare, assumendo l’olio di CBD che “sembra essere l'unica spiegazione del miglioramento radiologico del loro noto cancro ai polmoni” indicano gli autori del rapporto.
Quello di questa donna è soltanto un caso clinico, e solo un altro caso simile, riportato in precedenza, ha mostrato una riduzione del tumore dopo l’assunzione dell’olio di CBD, in un paziente con adenocarcinoma della stessa fascia di età della signora. Non è chiaro, ad ogni modo, quale ingrediente dell’olio di CBD possa essere stato utile al miglioramento. “Non siamo in grado di confermare gli ingredienti completi dell’olio di CBD che la paziente stava assumendo o di fornire informazioni su quale degli ingredienti potrebbe contribuire alla regressione del tumore osservata – sottolineano gli autori – . Anche se sembra esserci una relazione tra l’assunzione di olio di CBD e la regressione del tumore, non siamo in grado di confermare in modo definitivo che la regressione del tumore sia dovuta alla paziente che assume olio di CBD”.