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L’inquinamento atmosferico ha ucciso quasi mezzo milione di bambini in un anno

Lo indica il rapporto State of Global Air 2020 che ha esaminato gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana: “Rimane il quarto principale fattore di rischio di mortalità precoce in tutto il mondo, con quasi due terzi delle morti neonatali attribuibili all’inquinamento atmosferico indoor”.
A cura di Valeria Aiello
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Un neonato. Credit: esudroff
Un neonato. Credit: esudroff

Nel 2019 sono circa 476mila i bambini morti nel primo mese di vita a causa dell’inquinamento atmosferico. Lo indica lo State of Global Air 2020, il rapporto annuale pubblicato dall’Health Effects Institute di Boston che ha esaminato i livelli e l’andamento della qualità dell’aria a livello globale, nonché gli effetti sulla salute umana. Per la prima volta, il rapporto ha esaminato l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei neonati e dei bambini, indicando che livelli di inquinamento più elevati possono esporre i più piccoli a un maggior rischio di morte prematura.

Diversi studi hanno evidenziato che l’esposizione a PM2.5 ha uno stretto legame con un più alto rischio di parto prematuro nelle donne in gravidanza. E' anche noto che le complicanze della nascita prematura sono la principale causa di morte tra i bambini sotto i 5 anni di età, accrescendo significativamente la probabilità di infezioni respiratorie, danni celebrali, disturbi del sangue e ittero. Un rischio particolarmente significativo nelle regioni a basso reddito, dove il tasso di mortalità è di circa il 50% nei bambini nati prima della 32esima settimana di gestazione.

Gran parte dei rischi per i neonati derivano dall’inquinamento atmosferico indoor che si crea in seguito della combustione di combustibili per il riscaldamento domestico – spiegano i ricercatori – . Un problema più diffuso nell'Africa subsahariana e in alcune parti dell'Asia, dove molte famiglie fanno ancora affidamento su combustibili come carbone, legna e sterco animale per cucinare e riscaldarsi”. Secondo il rapporto, quasi due terzi (64%) delle morti neonatali dovute all’inquinamento atmosferico a livello globale sono attribuibili all'inquinamento atmosferico domestico piuttosto che all’inquinamentoa quello esterno.

Complessivamente, l’inquinamento atmosferico ha causato circa 6,67 milioni di morti nel 2019 tra tutte le fasce di età, confermandosi il quarto principale fattore di rischio di mortalità precoce dopo l’ipertensione, il fumo e la cattiva alimentazione. In particolare, l’inquinamento atmosferico è stato collegato alla mortalità prematura legata a cardiopatia ischemica, cancro ai polmoni, malattia polmonare ostruttiva cronica, infezioni alle basse vie respiratorie, ictus e diabete di tipo 2. Il carico globale di malattie dovute all’inquinamento domestico, precisa il rapporto, sembra fortunatamente diminuire in tutto il mondo, con un carico globale di patologie dovute all’inquinamento indoor calato costantemente negli ultimi dieci anni  e un numero totale di decessi attribuibile all’inquinamento domestico diminuito del 23,8%.

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