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Covid 19

L’immunità naturale è molto più debole della protezione indotta dai vaccini Covid

È quanto emerge dai dati dell’ultimo rapporto del Dipartimento della Salute dello stato dell’Oklahoma che sta monitorando i casi di reinfezione nella popolazione: “I tassi di reinfezione nei non vaccinati sono molto più alti di quelli nei vaccinati”.
A cura di Valeria Aiello
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L’immunità naturale sviluppata dall’infezione da Sars-Cov-2 è molto più debole della protezione offerta dai vaccini Covid. Lo indicano i dati dell’ultimo rapporto del Dipartimento della Salute dell’Oklahoma, negli Stati Uniti, che sta monitorando i casi di reinfezione nella popolazione “aumentati di oltre il 300% da maggio ” ovvero da quando la variante Delta si è diffusa nel Paese. L’analisi, che mette in evidenza il numero di infezioni registrate per ciascun mese nei vaccinati e in chi è stato contagiato per una seconda volta dal virus, mostra che la vaccinazione ha conferito una protezione 9 volte più forte rispetto all’immunità naturale prima che la variante Delta diventasse dominante e 2 volte maggiore ora che la versione mutata di Sars-Cov-2 è la più diffusa nel Paese.

Come mostrato nella tabella qui sotto, la colonna delle reinfezioni (la quarta da sinistra, Reinfection Rate per 100mila eligible case, ovvero la frequenza con cui le persone precedentemente contagiate hanno contratto una seconda l’infezione) indica circa 1.000 reinfezioni ogni 100mila casi a settembre. Nello stesso mese, le infezioni nei vaccinati (penultima colonna, Breakthrought Rate per 100.000 fully vaccinated, ovvero casi di infezione nei completamente vaccinati) sono state 512 ogni 100mila vaccinazioni. La metà.

Casi di reinfezione e di contagio in Oklahoma fino al 20 settembre 2021 / OSDH
Casi di reinfezione e di contagio in Oklahoma fino al 20 settembre 2021 / OSDH

I dati mostrano inoltre come il tasso di protezione nei vaccinati fosse più di 9 volte più alto rispetto a quello conferito dall’infezione naturale fino allo scorso maggio e come questo divario si sia più che dimezzato con la diffusione della variante Delta, attestandosi ad essere 2 volte maggiore.

Il rapporto evidenzia infine come le reinfezioni, definite come i casi che si verificano ad almeno 90 giorni dal primo contagio, siano aumentate del 300% da maggio, confermando la responsabilità della diffusione della variante virale nella grande crescita delle seconde infezioni. “Possiamo vedere quanto siano salite durante l’ondata di Delta – ha affermato la dottoressa Jennifer Clark, che fa parte del progetto ECHO del Dipartimento della Salute dell’Oklahoma – . Questa è solo una delle tendenze che possiamo monitorare dello stato epidemico mentre ci muoviamo verso l’ultima parte acuta della pandemia”.

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