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L’efficacia delle mascherine di stoffa dipende dal tipo di tessuto

Sono necessari almeno tre strati, a seconda del tessuto utilizzato, per aiutare a frenare la diffusione del coronavirus. Secondo i CDC “riducono del 95% la trasmissione del virus, ma vanno indossate sopra una mascherina di tipo medico”.
A cura di Valeria Aiello
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Le mascherine di stoffa (o mascherine di comunità) non soltanto riducono il rischio di trasmettere l’infezione agli altri ma, in caso di infezione, sembrerebbero anche ridurre la quantità di virus ricevuto da chi la indossa, con il risultato di avere infezioni meno pesanti o addirittura a sintomatiche. A supporto di queste conclusioni, una meta analisi di dodici studi sull’efficacia delle mascherine nel combattere non solo il Sars-Cov-2 ma anche altre infezioni da virus respiratori e dell’influenza, che ha dimostrato come l’uso delle mascherine, in special modo quelle per uso medico, è efficacie nel prevenire la trasmissione della malattia.

L'efficacia delle mascherine

L’analisi, pubblicata nel dettaglio sull’International Journal of Infectious Disease sottolinea però che una mascherine di tipo medico “non dovrebbe essere sostituita da una mascherina in tessuto per prevenire la trasmissione di infezioni respiratorie quando si ha la disponibilità di entrambe”. Questo perché ad oggi è stato condotto un unico studio di confronto sulla loro efficacia, condotto in un ambiente sanitario. “Gli operatori che hanno utilizzato mascherine in tessuto (due strati, tessuto di cotone) avevano una probabilità 13 volte maggiore di essere infettati da malattie simil-influenzali rispetto agli operatori sanitari che hanno utilizzato mascherine di tipo medico”. Pertanto, le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) indicano che “sono necessari almeno tre strati per le maschere in tessuto, a seconda del tessuto utilizzato, per aiutare a frenare la diffusione del coronavirus”.

Negli Stati Uniti, dove l’uso delle mascherine non è più obbligatorio per i vaccinati, i Centers for Disease and Control Prevention (CDC) hanno pubblicato nuovi dati che dimostrano come l’utilizzo della mascherine – sia di stoffa sia chirurgiche – possa ridurre significativamente la trasmissione del virus, sino a oltre il 95% se correttamente indossate. Secondo i CDC, la soluzione ottimale è una mascherina chirurgica (o medica) strettamente annodata intorno alle orecchie, oppure indossare una doppia mascherina, una chirurgica più una stoffa. In Italia, l’obbligo di indossare mascherine di protezione è tutt’ora in vigore nei luoghi chiusi diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto (ad eccezione dei casi in cui sia garantita in modo continuativo la condizione di distanziamento interpersonale). La deroga riguarda solo i soggetti che fanno sport, i bambini di età inferiore ai 6 anni e i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina.

È quindi chiaro, che l’efficacia di una mascherina di stoffa dipende dal tipo di tessuto e dagli strati di tessuto. “La protezione – affermano gli esperti hanno valutato gli studi disponibili – varia a seconda del tessuto utilizzato per la mascherina e del numero di strati di cui è composta”.

“Le mascherine in tessuto possono aiutare a impedire alle persone con Covid-19 di diffondere il virus agli altri” indicano sempre i CDC, sebbene la protezione delle vie respiratorie non debba essere considerata come un sostituto del distanziamento fisico, dell’igiene delle mani e di altre misure preventive essenziali di salute pubblica. Secondo il National Institute of Allergy and Infectious Disease (NIAID), l’Istituto federale Usa che promuove la ricerca di base ed applicata sulle malattie infettive, l’utilizzo della mascherina è efficace nel limitare l’infezione solo se fa parte di una “cassetta degli attrezzi” complessiva della quale fanno parte anche il distanziamento fisico, l’igiene delle mani, l’incremento dei test, l’isolamento dei casi positivi, il tracciamento dei contatti, la limitazione degli assembramenti. “Questi strumenti – riporta l’ultimo bollettino dello Spallanzani di Roma – sono essenziali per prevenire la diffusione della SARS-CoV-2, e saranno necessari anche dopo l’inizio delle vaccinazioni, dal momento che ci vorranno almeno diversi mesi prima che un numero sufficiente di persone venga vaccinato”.

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