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Le sculacciate non migliorano il comportamento dei bambini, ma ne aumentano l’aggressività

Prove chiare dei problemi causati dalle punizioni fisiche in uno studio pubblicato su The Lancet: “Pratiche che non solo non educano, ma nel tempo si rivelano dannose per lo sviluppo e il benessere dei bambini”.
A cura di Valeria Aiello
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Le sculacciate e, più in generale, le punizioni fisiche, non migliorano il comportamento dei bambini. Anzi, lo peggiorano, causando una serie di problemi nelle interazioni sociali. Prove chiare delle conseguenze negative di tali approcci “educativi” arrivano da una revisione pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet da un team di ricerca dell’Università del Texas ad Austin che ha preso in esame ben 69 studi condotti in Paesi come Stati Uniti, Canada, Cina, Colombia, Grecia, Giappone, Svizzera, Turchia e Regno Unito. Un lungo elenco di ricerche che, nel complesso, ha rilevato come le punizioni fisiche, sculacciate incluse, siano “dannose per lo sviluppo e il benessere dei bambini”.

Un concetto sottolineato direttamente dall’autrice principale dello studio, Elizabeth Gershoff, professoressa di Sviluppo umano e scienze della famiglia presso l’Università del Texas, che in un’intervista alla CNN ha condannato categoricamente queste pratiche. “I genitori picchiano i propri figli perché pensano che così miglioreranno il loro comportamento – ha spiegato Gershoff  – . Sfortunatamente per questi genitori, la nostra ricerca ha trovato prove chiare e convincenti che la punizione fisica non migliora il comportamento dei bambini, anzi lo peggiora”.

La “prova più consistente”, emersa da 13 di 19 studi esaminati, è che la sculacciata e altre forme di punizione infantile creano nel tempo comportamenti problematici nei bambini, come “aumento dell’aggressività, aumento del comportamento antisociale e aumento del comportamento irruento a scuola”. Un’evidenza che, sottolineano gli autori della pubblicazione, si è verificata indipendentemente dal sesso o dall’etnia dei bambini.

Nel misurare l’impatto delle punizioni fisiche, l’analisi non ha tenuto conto di tutte quelle punizioni che possono essere considerate maltrattamenti sui minori, comprese azioni come “colpire un bambino con un oggetto; colpire o schiaffeggiare il viso, la testa o le orecchie; lanciare un oggetto contro un bambino; ​​picchiare; colpire con un pugno; prendere a pugni; prendere a calci; lavare la bocca di un bambino con il sapone; buttare giù, soffocare, bruciare, scottare e minacciare con un coltello o una pistola” ha aggiunto Gershoff.

La review ha dunque preso in considerazione solo le punizioni fisiche per così dire “lievi” e, in particolare, nell’analisi condotta in Colombia, ha rilevato che, quando puniti fisicamente, i bambini acquisiscono “meno abilità cognitive”. Inoltre, in sette degli studi esaminati dalla professoressa Gershoff e dal suo team è risultata evidente l’associazione tra la frequenza delle punizioni fisiche e il comportamento negativo nel tempo. In particolare, in cinque di questi sette studi è stato riscontrato un “effetto dose-risposta” ha indicato la ricercatrice, precisando che “con l’aumentare della frequenza delle punizioni fisiche, cresce anche la probabilità di avere conseguenze peggiori nel tempo”.

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