Le “scie chimiche” aumentano le temperature globali: impatto triplicato entro il 2050
Le scie di condensazione, chiamate anche ‘scie chimiche’, degli aerei possono trattenere calore all’interno dell’atmosfera terrestre peggiorando le attuali concentrazioni di CO2 e portando ad un ulteriore incremento dei rischi legati al riscaldamento globale: entro il 2050, l’impatto delle scie di condensazione sarà il triplo rispetto ad oggi a causa del traffico aereo. Vediamo insieme come sia possibile.
Scie di condensazione e CO2. Le scie di condensazione, cioè quelle strisce di nuvole che si formano al passaggio degli aerei, possono intrappolare il calore all’interno dell’atmosfera terrestre. Questo ha un impatto sul clima che in passato è stato spesso trascurato, ma oggi sappiamo che le scie hanno contribuito al riscaldamento dell’atmosfera molto più delle emissioni di CO2 degli stessi aerei.
Come fanno ad incrementare il caldo. Gli esperti ci spiegano che le scie di condensazione cambiano la nuvolosità a livello globale e questo crea uno squilibrio in quello che viene chiamato ‘forzante radioattivo’, cioè il bilancio tra l’energia che entra e che esce nell’atmosfera terrestre, provocando un riscaldamento del nostro Pianeta. Maggiore è il forzante radioattivo, maggiore è l’impatto sul clima. Nel 2005 il traffico aereo è stato responsabile del 5% di tutto il forzante radioattivo provocato dall’uomo, e le scie di condensazione sono la principale causa dell’impatto climatico dell’aviazione.
Cosa aspettarci per il futuro. Secondo i calcoli degli esperti, l’incremento del traffico aereo porterà, entro il 2050, ad un triplicarsi del forzante radioattivo provocato dalle scie di condensazione, con i conseguenti effetti sul clima che possiamo immaginarci. Onde evitare questo, gli esperti suggeriscono la necessità di aerei con emissioni più ‘pulite’, un ridotto numero di particelle di fuliggine rilasciate dai motori porta infatti ad una diminuzione del numero di cristalli di ghiaccio nelle scie di condensazione e quindi riduce l’impatto di ‘nuvole artificiali’ prodotte. Purtroppo però, secondo i ricercatori, per trarre benefici da questa riduzione dovremmo ridurre la fuliggine del 90% rispetto ad oggi: cosa che sembra improbabile.
Lo studio, intitolato "Contrail cirrus radiative forcing for future air traffic”, è stato pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics.