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Le ricerche su Google possono aiutare gli esperti a prevedere focolai di Covid-19

Lo indicano i ricercatori della Mayo Clinic di Rochester che hanno osservato una forte correlazione tra i casi di coronavirus e i dati rilevati da Google Trends su dieci parole chiave.
A cura di Valeria Aiello
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Esiste una forte correlazione tra i casi di Covid e i dati delle ricerche su Google. Lo indica uno studio pubblicato su Mayo Clinic Proceeding, che ha suggerito il valore dell’uso di Google Trends nel prevedere la diffusione della pandemia di coronavirus. “Osservando i dati – hanno spiegato gli autori dello studio – abbiamo scoperto di essere in grado di identificare i focolai che sarebbero emersi in un arco di tempo di sei settimane, utilizzando dieci parole chiave”.

Le ricerche su Google possono aiutare a prevedere i focolai

Dal 22 gennaio al 6 aprile 2020, i ricercatori hanno raccolto i dati sui nuovi casi totali e giornalieri in ogni paese degli Stati Uniti e le informazioni relative a 10 parole chiave rilevate da Google Trends, trovando una forte correlazione tra le ricerche sul motore di ricerca e l’andamento della pandemia di Covid-19. “In alcuni Paesi – precisano gli autori dello studio –  forti correlazioni fsono state osservate fino a 16 giorni prima dei primi casi segnalati”.

Le parole chiave esaminate nello studio sono state: sintomi di Covid-19, sintomi di coronavirus, mal di gola + mancanza di respiro + affaticamento + tosse, centro di test per il coronavirus, perdita dell’olfatto, disinfettanti, anticorpi, mascherina, vaccino contro il coronavirus, controllo dei sintomi di Covid-19.

È importante notare che il nostro studio ha esaminato 10 parole chiave e ciascuna aveva diversi punti di forte correlazione con il numero dei casi – ha aggiunto Mohamad Bydon, neurochirurgo della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, e autore principale dello studio – . Se avessimo esaminato 100 parole chiave, avremmo potuto trovare correlazioni ancora più forti”..

Altri studi hanno indicato il ruolo della sorveglianza di internet nell’aiutare a prevedere precocemente altre epidemie precedenti, compresa quella causata dal virus H1N1 e la sindrome respiratoria acuta del Medio Oriente (MERS). Questa nuova analisi, dicono i ricercatori, conferma la validità della sorveglianza epidemiologica attraverso i termini di ricerca su internet. “Un metodo che ha diversi vantaggi rispetto ai metodi tradizionali, il cui utilizzo in combinazione quelli convenzionali è probabilmente la chiave per un sistema di sorveglianza efficace”.

Con il progredire della pandemia, le persone “cercheranno informazioni nuove e diverse, quindi anche i termini di ricerca dovranno evolversi” fanno notare gli studiosi. Anche lo stesso Google, considerato un buon candidato per la sorveglianza digitale negli Stati Uniti dove è ampiamente diffuso, potrebbe non esserlo in altri Paesi, come in Cina. “Lo sviluppo di modelli predittivi implicherà l'uso di piattaforme rilevanti per ogni Paese. In tal senso, l'utilizzo di più piattaforme potrebbe migliorare ulteriormente le previsioni”.

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