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Le misure anti-Covid fanno crollare i casi di una malattia che provoca paralisi

Lo indica un team di ricerca statunitense che collega la circolazione dell’enterovirus D68 all’insorgenza di una rara ma grave condizione chiamata mielite flaccida acuta: “Le norme di contrasto della pandemia di Covid possono aver ridotto le dimensioni dei focolai”.
A cura di Valeria Aiello
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Le misure di contrasto alla pandemia di Covid-19 hanno contribuito a fermare altre malattie infettive, inclusa una rara ma grave condizione neurologica chiamata mielite flaccida acuta (AFM). Simile alla poliomielite, che è stata però eradicata grazie ai vaccini attualmente disponibili, questa condizione è caratterizzata dall’insorgenza di debolezza muscolare in uno o più arti, generalmente preceduta da febbre e difficoltà respiratorie, ed evolve rapidamente in gravi forme di paralisi permanenti.

Negli Stati Uniti, dove è stata segnalata la prima volta nel 2012, si è manifestata in forma epidemica nel 2014, nel 2016 e 2018, sebbene le ragioni del ciclo biennale non siano state completamente comprese. Per il 2020 era prevista una nuova epidemia e invece si sono registrati solo 31 casi che hanno portato gli esperti a ritenere che le norme anti-Covid, come il distanziamento interpersonale, abbiano fatto la differenza.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science Translation Medicine collega la condizione all’enterovirus D68 (EV-D68), un virus respiratorio che normalmente causa sintomi simili a quelli di un raffreddore nei neonati e nei bambini, la cui limitata sorveglianza non ha però ancora permesso di attribuire un nesso causale con la mielite flaccida acuta. L’analisi delle informazioni disponibili attraverso la rete BioFire Syndromic Trends negli Stati Uniti ha però dato la possibilità agli studiosi di caratterizzare la dinamica epidemiologica di EV-D68 dal gennaio 2014 al settembre 2019 e prevedere l’incidenza del patogeno su scala regionale e nazionale in condizioni epidemiologiche normali.

Il confronto con le segnalazioni di mielite flaccida acuta ha indicato una forte associazione tra le segnalazioni di EV-D68 e i casi di malattia, sebbene l’analisi non permetta ancora di dimostrare in modo definitivo la relazione. Riguardo poi alla prevista epidemia di EV-D68 per lo scorso anno, gli autori dello studio indicano che “le misure di contrasto della pandemia di Covid-19 possono aver ridotto le dimensioni di focolai di EV-D68 e mielite flaccida acuta nel 2020”.

Questo suggerisce che l’enterovirus D68 sia meno trasmissibile di Sars-Cov-2, per cui le misure di distanziamento interpersonale, uso della mascherina e igiene delle mani che hanno portato a un parziale controllo della pandemia di Covid-19, sono risultate più efficaci contro la mielite flaccida acuta. Una tendenza analoga a quella osservata per l’influenza stagionale che ha evidenziato come le misure anti-contagio stiano funzionando perfettamente contro i virus influenzali.

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