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Le microplastiche sono finite nei gamberi del Mediterraneo

Uno studio ha mostrato la presenza di fibre sintetiche nello stomaco dei gamberi, spesso accumulate e aggrovigliate in sfere di anche 1 centimetro di diametro. Differenze significative tra le diverse zone di pesca, con valori fino a 30 volte maggiori nel pescato al largo delle coste di Barcellona.
A cura di Valeria Aiello
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Valori fino a trenta volte maggiori nel pescato al largo delle coste catalane, quelli calcolati da un gruppo di ricercatori dell’Università Autonoma di Barcellona che ha condotto un’analisi per determinare la presenza di microplastiche nei gamberi (Aristeus antennatus) pescati nel Mediterraneo e le loro conseguenze sulla salute dei carapaci e sul consumo umano. I risultati, annunciati in uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Pollution, hanno mostrato la presenza di fibre sintetiche nello stomaco dei gamberi, spesso accumulate e aggrovigliate in sfere di anche 1 centimetro di diametro.

Microplastiche nei gamberi del Mediterraneo

Differenze significative – dicono i ricercatori – sono state riscontrate tra le diverse località – tre zone di pesca della Spagna, al largo di Girona, Barcellona e del Delta dell’Ebro, a Tarragona, tra il 2017 e 2018, e i dati confrontati con quelli di dieci anni prima, per stabilire i cambiamenti delle concentrazioni nel decennio. “I gamberi pescati al largo delle coste di Barcellona presentavano fino a 30 volte più fibre sintetiche di quelli provenienti da altre zone di pesca, con grande variabilità in estate”. I ricercatori hanno inoltre trovato che la composizione delle fibre era cambiata, con una riduzione di polimeri acrilici e un aumento del poliestere. “Un cambiamento simile a quello avuto dalle abitudini di consumo durante lo stesso periodo” ha osservato in una nota Ester Carreras, del Dipartimento di Biologia Vegetale e Ecologia dell’Università Autonoma di Barcellona, una dei ricercatori che ha collaborato allo studio.

La ricerca ha riguardato anche l’impatto della microplastiche sulla salute dei gamberi e quella umana. Non è chiaro, tuttavia, quanto l’epitelio digestivo a diretto contatto con le sfere più grandi abbia mostrato alterazioni rilevabili. “I gamberi – ha aggiunto Carreras – probabilmente si liberano di tutte le fibre che ingeriscono e si accumulano grazie all’alta frequenza di spargimento del loro esoscheletro e questo potrebbe spiegare perché, nonostante l’abbondanza di queste fibre in alcuni gamberi, continuino a mostrare segni di salute”.

Positivi anche i risultati dell’indagine sulla salute umana. “Il consumo di gamberi non è in alcun modo un agente contaminante che dovrebbe preoccuparci. Altri studi dimostrano che l’ingestione di microplastici attraverso i gamberi è minima rispetto alla quantità di fibre che entrano nel nostro corpo con altri mezzi, come l’uso di imballaggi di plastica o contaminazione ambientale, oppure attraverso le fibre sintetiche dei vestiti e quelle trovate nella polvere che, inevitabilmente, finiscono anche nei nostri piatti”. Nel Regno Unito è stato stimato che una persona può ingerire da 14 a 68mila particelle di microplastiche presenti nella polvere o nell'aria ogni anno. “Una quantità di gran lunga superiore alla media di 22 fibre identificate nei gamberi".

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