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Le mascherine hanno ridotto i casi di Covid in Italia: “30mila contagi in meno nella prima ondata”

Lo dimostrano i dati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Padova che hanno riscontrato un rapido calo della trasmissione virale durante la primavera 2020 in corrispondenza della distribuzione regionale di mascherine gratuite e/o del loro uso obbligatorio.
A cura di Valeria Aiello
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Una mascherina chirurgica
Una mascherina chirurgica

L’uso delle mascherine respiratorie ha contribuito a ridurre il numero di casi di Covid-19 durante la prima ondata della pandemia in Italia. Lo indicano i dati di un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Padova che hanno dimostrato come la distribuzione regionale di mascherine gratuite e/o il loro utilizzo obbligatorio abbiano portato a un rapido calo della trasmissione virale, determinando fino a 30mila contagi in meno durante la primavera 2020.

L'uso delle mascherine e i casi di Covid in Italia

I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Infectious Disease, dimostrano che, in seguito al lockdown nazionale, nelle regioni italiane che hanno introdotto l’uso obbligatorio di mascherine si è verificata un’ulteriore riduzione del numero di nuovi casi. “Abbiamo trovato un’eccellente corrispondenza tra il blocco nazionale e l’andamento dell’epidemia alla fine di marzo 2020, suggerendo che questa misura sia stata il fattore principale per fermare la diffusione del virus – ha spiegato Morten Gram Pedersen, autore principale dello studio e professore associato del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione presso l’Università degli Studi di Padova – . Inaspettatamente, in alcune regioni abbiamo identificato un ulteriore calo della trasmissione virale a metà aprile, che corrispondeva con la fornitura di mascherine gratuite e/o il loro utilizzo obbligatorio. Questa riduzione non è stata osservata nelle regioni che non hanno introdotto ulteriori interventi locali in quel periodo”.

Numero giornaliero di nuovi casi confermati in otto regioni italiane. I punti di cambiamento sono indicati dalle linee tratteggiate verticali /
Numero giornaliero di nuovi casi confermati in otto regioni italiane. I punti di cambiamento sono indicati dalle linee tratteggiate verticali /

Per i loro calcoli, gli studiosi hanno utilizzato i dati ufficiali di otto regioni italiane demograficamente simili (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Liguria, Marche e Lazio) che hanno introdotto specifiche misure di controllo della diffusione virale in momenti diversi o che non hanno imposto alcuna restrizione aggiuntiva alle norme nazionali. Il divieto di spostamento tra regioni, tra l’altro, ha permesso confronti ancora più rilevanti.

Abbiamo trovato un punto di cambiamento che rifletteva un picco nel numero di nuovi casi per tutte le otto regioni, in corrispondenza del blocco imposto tra l’8 e l’11 marzo 2020 a seconda della regione – ha osservato Pedersen – . Cinque delle otto regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana e Liguria, ndr) hanno mostrato ulteriori punti di cambiamento durante l’aprile 2020 che corrispondevano all’introduzione di ulteriori misure generali di contenimento, l’uso obbligatorio di maschere facciali e / o la distribuzione di maschere facciali gratuite”.

Nel cercare spiegazioni alternative al rapido declino di nuovi casi in queste regioni, gli studiosi hanno analizzato anche i dati pubblici degli spostamenti su Google e preso in considerazione le condizioni meteo, osservando che queste ipotesi non erano sufficienti a giustificare la diminuzione dei contagi osservata. “Tuttavia – ha aggiunto Pedersen – non possiamo escludere che altre circostanze abbiano determinato questo declino, trattandosi di uno studio osservazionale”.

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