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Latte, la verità che gli allevamenti italiani non mostrano: feci, sofferenza e sfruttamento

Il latte che abbiamo in frigo è il frutto di un lungo percorso caratterizzato da sofferenza, dolore, feci e privazione. Animal Equality ha pubblicato un reportage che ci accompagna dietro le quinte della maggior parte degli allevamenti di mucche da latte del Nord Italia e ci mostra quali siano le condizioni di ‘vita’ delle vacche e dei vitelli.
A cura di Zeina Ayache
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Il latte è considerato un alimento fondamentale per la crescita dei bambini, eppure l’essere umano è l’unico che, anche da adulto, si nutre del cibo che serve a far crescere i cuccioli, tra l’altro di un’altra specie. Ciò che non tutti sanno, spesso a causa delle immagini bucoliche e ingannevoli veicolate dagli spot pubblicitari, è quello che si nasconde davvero dietro ai cancelli della maggior parte degli allevamenti delle mucche da latte. Animal Equality, grazie alle immagini raccolte in alcuni allevamenti di mucche da latte del Nord Italia, ci accompagna in un viaggio di consapevolezza che ogni consumatore dovrebbe intraprendere per qualsiasi alimento. Ecco cosa si nasconde dietro all’industria del latte.

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La vita di una mucca da latte. Nell’immaginario comune la mucca da latte vive felice sui prati e viene munta a mano, mentre il vitello, il figlio, passeggia felice accanto a lei. Purtroppo però nella maggior parte dei casi, il latte che abbiamo in frigo ha un passato molto diverso, fatto di sofferenza, di privazioni e sporcizia.

Una mucca da latte generalmente infatti vive la sua vita al chiuso, sul cemento, in strutture in cui gli unici rumori che sente sono robotici e non naturali create per poter mungere più latte possibile.

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Lo sfruttamento è continuo, le mucche vengono ingravidate costantemente per poter produrre latte: stiamo parlando di 60 litri di latte al giorno, in circa 10 mesi, contro i 4 che produrrebbero normalmente se potessero vivere libere e senza sottostare alle regole del nostro mercato. 56 litri di latte in più, prelevati dalle mammelle con appositi macchinari.

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Feci e sofferenze. A tutto questo dobbiamo aggiungere le sofferenze che queste condizioni comportano, non solo a livello psicologico, vista la totale privazione di una vita naturale che impedisce movimenti e relazioni sociali, fondamentali per il benessere di questi animali, ma anche a livello fisico:

  • Infiammazioni delle mammelle estremamente dolorose, le “mastiti”
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  • Zoppie date dallo sforzo per i parti
  • Ferite a zoccoli e zampe per la mancanza di movimento
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Il triste destino dei vitelli. Alla sofferenza delle madri, dobbiamo aggiungere quella dei vitelli. I cuccioli appena nati vengono tolti alla madre, rinchiusi in box singoli dove vengon svezzati e ricevono un alimentazione artificiale somministrata da tettarelle per simulare le mammelle della madre. I vitelli, messi a dura prova psicologicamente, visto il distacco prematuro dalla mamma, piangono disperatamente e la loro carne ‘bianca’ è data da una dieta quasi del tutto priva di ferro che ha lo scopo di mantenere il colore chiaro e il gusto leggero: il loro destino è il macello. A tutto questo vanno aggiunte pratiche legali e dolorose come l’applicazione della pasta caustica che previene la crescita delle corna.

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Conoscere il passato del cibo che portiamo in tavola è fondamentale per essere consumatori consapevoli e per poter scegliere liberamente ciò di cui nutrirci.

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