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Covid 19

L’aspirina riduce il rischio di terapia intensiva e morte nei pazienti Covid

Mettendo a confronto le cartelle cliniche di pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 che assumevano abitualmente aspirina con quelle di chi non lo faceva, un team di ricerca americano ha dimostrato che il comune farmaco antinfiammatorio – a basse dosi – può ridurre il rischio di ventilazione meccanica, ricovero in terapia intensiva e morte per COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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L'acido acetilsalicilico, principio attivo conosciuto da tutti col nome commerciale di aspirina, può essere un preziosissimo alleato contro la COVID-19, la malattia provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Questo farmaco ampiamente disponibile, infatti, può ridurre il rischio di aver bisogno di un ventilatore meccanico, di essere ricoverati in un reparto di terapia intensiva e di morire per l'infezione. Diversi studi hanno evidenziato benefici nei pazienti contagiati dal patogeno pandemico che assumevano abitualmente il medicinale; a basso dosaggio, del resto, viene diffusamente utilizzato nel trattamento (e nella prevenzione) delle patologie cardiovascolari per via delle sue proprietà antiaggreganti, cioè in grado di fluidificare il sangue. Secondo gli esperti sarebbe proprio questa caratteristica dell'aspirina a garantire una certa protezione dalla COVID-19, tenendo presente che tra le complicazioni potenzialmente fatali figurano proprio i coaguli di sangue (trombi).

A dimostrare i benefici del farmaco antinfiammatorio/analgesico contro l'infezione da SARS-CoV-2 vi è anche un nuovo studio guidato da scienziati americani della Scuola di Medicina dell'Università George Washington e dell'Università del Maryland, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Anestesiologia della Wake Forest School of Medicine, dell'Outcomes Research Consortium di Cleveland, del Walter Reed National Military Medical Center e dell'Università dell'Oklahoma. I ricercatori, coordinati dal professor Jonathan Chow, docente presso il Dipartimento di Anestesiologia – Divisione di Terapia Intensiva dell'ateneo di Baltimora, hanno analizzato le cartelle cliniche di oltre 400 pazienti ricoverati fra marzo e luglio 2020 in diversi ospedali degli Stati Uniti, e hanno messo a confronto l'evoluzione della COVID-19 fra chi utilizzava abitualmente l'aspirina e chi non ne faceva uso.

Dopo aver incrociato tutti i dati e aver tenuto in considerazione fattori demografici e le comorbidità (malattie pregresse), il professor Chow e i colleghi hanno dimostrato che l'uso di aspirina è stato associato a una riduzione del rischio di ventilazione meccanica del 44 percento; di essere ricoverati in terapia intensiva del 43 percento e di morire in ospedale a causa dell'infezione del 47 percento. “Quando abbiamo appreso della connessione tra coaguli di sangue e COVID-19, sapevamo che l'aspirina – utilizzata per prevenire ictus e infarto – avrebbe potuto essere importante per i pazienti COVID-19”, ha dichiarato il professor Chow in un comunicato stampa. “La nostra ricerca ha trovato un'associazione tra aspirina a basso dosaggio e diminuzione della gravità della COVID-19 e della morte”, ha aggiunto l'esperto.

Gli autori dello studio “Aspirin Use Is Associated With Decreased Mechanical Ventilation, Intensive Care Unit Admission, and In-Hospital Mortality in Hospitalized Patients With Coronavirus Disease 2019” pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Anesthesia & Analgesia hanno affermato che l'aspirina è a basso costo, facilmente accessibile e milioni di persona la stanno già utilizzando, pertanto può essere di grande aiuto nel contrasto alla pandemia di COVID-19. Recentemente un'altra ricerca pubblicata sul The FEBS Journal e condotta su oltre 10mila partecipanti ha dimostrato che l'uso di aspirina per la prevenzione di malattie cardiovascolari riduce sia il rischio di infezione che la durata dei sintomi in caso di contagio. Naturalmente l'uso dell'aspirina, in particolar modo quello abituale, deve essere concordato col proprio medico curante, tenendo presenti gli effetti collaterali del medicinale.

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