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Covid 19

L’antidepressivo fluvoxamina riduce il rischio di ricovero e morte per Covid

Lo indicano i risultati dello studio clinico Together pubblicati su Lancet Global Health: “Un ciclo di 10 giorni del farmaco ha ridotto di due terzi i ricoveri e del 91 percento i decessi per Covid”.
A cura di Valeria Aiello
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L’antidepressivo fluvoxamina, un farmaco già utilizzato per il trattamento dei disturbi ossessivo-compulsivi, potrebbe essere la prossima arma nell’arsenale contro il coronavirus Sars-Cov-2. L’assunzione di questo medicinale entro pochi giorni dalla comparsa dei sintomi di infezione può ridurre drasticamente il rischio di ricovero e morte per Covid-19, come indicato dai risultati dello studio TOGETHER, il più grande trial clinico finora condotto per valutare l’efficacia di farmaci riposizionati rispetto a placebo. I dati, pubblicati sulla rivista peer-reviewed The Lancet Global Health, mostrano che un ciclo di 10 giorni con fluvoxamina ha ridotto di due terzi i ricoveri e del 91 percento e i decessi nei pazienti che hanno da poco contratto l’infezione.

Il farmaco, noto per aumentare i livelli cerebrali del neurotrasmettitore serotonina, ha anche altre proprietà biologiche potrebbero sedare l’infiammazione innescata da Covid-19, come spiegato da Angela Reiersen della Washington University School of Medicine di St. Louis, nel Missouri, che ha guidato il team di ricerca. L’analisi ha coinvolto anche i ricercatori della McMaster University di Hamilton, in Canada, e la clinica di ricerca Cardresearch in Brasile, dove sono stati reclutati 1.497 adulti non vaccinati ad alto rischio di sviluppare malattia grave nella prima settimana di sintomi simil-influenzali da Covid. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere 100 milligrammi di fluvoxamina o placebo due volte al giorno per 10 giorni e monitorati per altri 28 giorni dopo il trattamento.

Nel gruppo placebo, 119 su 756 pazienti (15,7%) hanno sviluppato complicanze che hanno richiesto il ricovero in ospedale o più di sei ore di cure di emergenza. In confronto, 79 su 741 (10,7%) pazienti trattati con fluvoxamina si sono ammalati, riducendo le visite di emergenza e i ricoveri ospedalieri del 32%. Nei pazienti che hanno tollerato il trattamento (assunto almeno l’80% delle dosi), i benefici sono stati ancora maggiori: la fluvoxamina ha ridotto le complicanze gravi del 66 percento e ha ridotto la mortalità del 91 percento. Nel gruppo placebo, 12 pazienti sono morti, rispetto a 1 solo paziente che ha ricevuto il farmaco.

Considerati i dati e il profilo di sicurezza della fluvoxamina, crediamo che dovrebbe essere utilizzata nel trattamento di Covid-19 per i pazienti ad alto rischio di malattia e mortalità per complicanze dell’infezione” ha aggiunto Reiersen. Il farmaco, che viene somministrato per via orale, sotto forma  di compresse, è utilizzato da quasi tre decenni nella pratica clinica e, rispetto al trattamento con molnupiravir (la pillola antivirale di Merck) ha un costo decisamente inferiore. “È disponibile in ogni farmacia negli Stati Uniti e [un ciclo di 10 giorni] costa 10 dollari” ha affermato l’infettivologo David Boulwave della University of Minnesota Medical School di Minneapolis che non è stato coinvolto nello studio. Secondo Boulware, il gruppo di esperti che sviluppa le linee guida per la cura di COVID-19 negli Stati Uniti “è stato informato sui dati a metà settembre e potrebbe decidere presto di raccomandare la fluvoxamina come trattamento precoce”.

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