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Covid 19

La vaccinazione eterologa genera più anticorpi: lo studio pubblicato su The Lancet

Il test clinico CombiVacs su cui si è basata la decisione dell’Italia di raccomandare la seconda dose con un vaccino Covid a mRna (Pfizer o Moderna) dopo Astrazeneca ha superato il processo di peer review ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica inglese edita da Elsevier: il mix induce una robusta risposta immunitaria a fronte di effetti collaterali accettabili e gestibili.
A cura di Valeria Aiello
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La seconda dose con il vaccino anti-Covid di Pfizer dopo Astrazeneca induce una “robusta risposta immunitaria” a fronte di un profilo di reattogenicità (reazioni locali o sistemiche) “accettabile e gestibile”. È quanto emerge dai risultati del trial clinico CombiVacs, uno dei tre studi su cui si è basato il parere della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa riguardo la vaccinazione eterologa per le persone sotto i 60 anni. La sperimentazione, già disponibile in preprint dallo scorso 27 maggio, ha superato il processo di peer review – il sistema di revisione tra pari adottato dalle più autorevoli riviste scientifiche – ed è stata pubblicata su The Lancet il 25 giugno 2021 nell’articolo “Immunogenicity and reactogenicity of BNT162b2 booster in ChAdOx1-S-primed participants (CombiVacS): a multicentre, open-label, randomised, controlled, phase 2 trial”.

Pfizer dopo Astrazeneca aumenta la risposta immunitaria

Lo studio, condotto in cinque ospedali universitari in Spagna (l’Hospital Universitario de Cruces di Biscaglia; l’Hospital Universitari Vall d’Hebron e l’Hospital Clínic di Barcellona; l’Hospital Clínico San Carlos e l’Hospital Universitario La Paz di Madrid), ha valutato l’uso del vaccino di Pfizer a 8-12 settimane dalla prima dose di Astrazeneca, coinvolgendo complessivamente 676 adulti di età compresa tra i 18 e i 60 anni, di cui 441 nel braccio di vaccinazione eterologa. L’analisi, la prima a valutare la risposta immunitaria e cellulare del mix vaccinale contro Sars-Cov-2, è stata supportata dall’Istituto di ricerca spagnolo Carlos III, in seguito all’esigenza di dati a sostegno della strategia eterologa, il cui interesse è derivato dalla comparsa di trombosi rare, ma gravi, associate a carenza di piastrine dopo la vaccinazione con Astrazeneca, più frequentemente nei giovani.

Come premesso, l’approccio eterologo si è dimostrato particolarmente vantaggioso. “L’uso del vaccino di Pfizer come seconda dose in soggetti vaccinati con Astrazeneca ha indotto una robusta risposta immunitaria” hanno indicato i ricercatori che hanno osservato un aumento significativo sia della concentrazione di anticorpi diretti contro il dominio di legame al recettore (RBD) di Sars-Cov-2, sia delle immunoglobuline G specifiche per la proteina Spike che il patogeno utilizza per infettare le cellule.

A confermare la validità dell’approccio eterologo anche l’aumento della risposta cellulare, nonché i risultati relativi al profilo di sicurezza, valutato in termini di effetti collaterali locali e sistemici occorsi. Le reazioni sono state prevalentemente lievi nella maggior parte dei casi (68%) o moderate (30%) delle persone. “Più frequentemente consistevano in dolore (88%) e indurimento (35%) nel sito di iniezione, cefalea (44%) e mialgia (43,) – si legge nei risultati dello studio – . Non sono stati segnalati eventi avversi gravi”.

 “In sintesi – concludono i ricercatori – il nostro studio mostra una robusta risposta immunitaria umorale e cellulare a 14 giorni dalla seconda dose di Pfizer in individui inizialmente vaccinati con Astrazeneca 8-12 settimane prima, con un profilo di reattogenicità accettabile e gestibile. Ulteriori valutazioni sono in corso, pertanto i risultati di questo e di futuri studi che confrontano i programmi di vaccinazione omologa ed eterologa consentiranno raffronti diretti e sostanziano il processo decisionale sulla vaccinazione Covid-19”.

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