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La sindrome del cuore infranto crea cicatrici e ha conseguenze simili all’infarto

I ricercatori hanno scoperto che la sindrome del cuore infranto crea vere cicatrici che impediscono il regolare funzionamento dell’organo.
A cura di Zeina Ayache
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La sindrome del cuore infranto ha effetti negativi sul nostro organo che possono provocare cicatrici che ne impediscono il normale funzionamento. A darci questa notizia sono i ricercatori della University of Aberdeen che sul Journal of the American Society of Echocardiography hanno pubblicato il loro studio che dimostra le conseguenze sul lungo periodo della sindrome di Takotsubo.

Sindrome del cuore infranto. La chiamiamo ‘sindrome del cuore infranto', ma il suo nome è anche sindrome di Takotsubo o cardiomiopatia da stress. Si tratta di una disfunzione cardiaca che si manifesta con sintomi come dolore al petto e affanno che fanno ricordare un infarto. Il cuore colpito da questa sindrome di deforma al punto da assumere una forma che sembra quella di un cesto usato in Giappone per prendere i polpi e che è detto ‘takotsubo'. La sindrome è detta ‘del cuore infranto' perché fino a poco tempo fa si pensava si manifestasse in seguito ad una brutta notizia o una forte delusione (come appunto la morte di qualcuno a cui si vuole bene o la fine di una storia d'amore), recenti studi hanno dimostrato però che anche le belle notizie potrebbero provocare questa malformazione.

Lo studio. Per comprendere gli effetti sul lungo periodo di questa sindrome, i ricercatori hanno seguito e studiato per quattro mesi 52 pazienti sottoposti a ultrasuoni e risonanza magnetica funzionale al cuore. Dai dati raccolti è emerso che nelle persone con Takotsubo il cuore pompava diversamente. Le funzionalità dell'organo erano infatti compromesse, nello specifico il movimento che il cuore fa durante il battito cardiaco risultava ritardato e il pompaggio ridotto.

Danni al cuore. Osservando i cuori, i ricercatori hanno scoperto che alcune parti dell'organo erano state sostituite da vere e proprie cicatrici che ne riducono l'elasticità impedendo all'organo di contrarsi adeguatamente.

Conclusioni. Lo studio dimostra che la sindrome del cuore infranto non debba essere presa sotto gamba né tanto meno essere considerata una condizione momentanea: le conseguenze infatti durano nel tempo e i soggetti che ne soffrono hanno la stessa aspettativa di vita di chi è stato colpito da un infarto.

[Foto copertina di geralt]

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