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La silenziosa strage delle api è opera di un comune pesticida

Tre ricerche indipendenti puntano il dito sul ruolo dei neonicotinoidi, una classe di insetticidi comunemente impiegati in agricoltura, nella misteriosa strage delle api in tutto il mondo.
A cura di Roberto Paura
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In tutto il mondo, a partire almeno dal 2006, le api stanno scomparendo misteriosamente. Quasi da un giorno all’altro, gli apicoltori scoprono che gli alveari sono completamente vuoti, senza nessuna tracce delle api. Non se ne sono andate: sono morte, lontane dal loro alveare, che resta lì, vuoto, come un’inquietante città fantasma. Tanti possibili colpevoli sono stati portati davanti al banco degli imputati: virus, acari, pesticidi e scarsa varietà alimentare. Tre nuovi studi recenti potrebbero essere giunti alla verità. A uccidere le api in tutto il mondo sarebbe uno dei più comuni tipi di insetticidi impiegati in agricoltura.

Effetto letale ritardato

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Si tratta dell’Imidacloprid, un insetticida della classe dei neonicotinoidi, impiegati dalla fine degli anni ’80: colpisce i parassiti a livello del sistema nervoso, paralizzandoli e quindi uccidendoli. Il principio attivo viene assorbito dalla pianta e addirittura ereditato dai suoi germogli, garantendo una lunga protezione. La scarsissima tossicità sull’uomo ne ha permesso un utilizzo intensivo, tanto che oggi l’Imidacloprid è tra i ritrovati più estesamente impiegati. Ma il principio attivo è letale per tutti i tipi di insetti, come tale anche per le api: per questo i biologi sospettano da tempo che i neonicotinoidi siano tra i possibili responsabili della moria delle api.

Finora, tuttavia, non si era giunti a una prova definitiva, in quanto le ricerche non dimostrano che questi insetticidi siano capaci di uccidere le api per contatto. Ma il loro effetto, è stato ora scoperto, sembra essere graduale e colpire anche la progenie delle api che hanno ingerito la sostanza chimica, attraverso il nettare di colture trattate con l’insetticida, o lo sciroppo di mais impiegato dagli apicoltori per nutrire le loro api, e che potrebbe essere composto da mais trattato con lo stesso procedimento. Una ripetuta esposizione a basse dosi del veleno sarebbe perfettamente capace di uccidere interi alveari: è la conclusione a cui sono giunti gli autori di un articolo che sarà pubblicato a giugno sul Bulletin of Insectology e che dimostra che il 94% degli alveari le cui api sono state alimentate con prodotti trattati con pesticida muoiono nell’arco di sei mesi.

Le prove della strage

La sperimentazione è stata condotta a partire dall’estate del 2010 su venti alveari, divisi in cinque gruppi separati tra loro da non meno di12 chilometri, di modo da evitare incroci. In ogni gruppo, quattro alveari sono stati alimentati con uno sciroppo di mais commerciale, impiegato usualmente dagli apicoltori, appositamente contaminato con tracce di Imidacloprid, in misura comparabile alle concentrazioni presenti normalmente nell’ambiente; un alveare di controllo, invece, è stato alimentato con sciroppo di mais non contaminato. La somministrazione è stata completata alla fine di settembre, dopo tre mesi, e quando, a metà dicembre, gli alveari sono entrati nel loro letargo invernale, tutte le api erano ancora in vita. Ma erano già presenti segnali di un indebolimento delle api, alcune delle quali vennero trovate morte a partire dalla fine di dicembre. Due mesi dopo, tutte le api negli alveari alimentati con lo sciroppo trattato con insetticidi erano morte.

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La ricerca, svolta da un gruppo di Harvard, è giunta alle stesse conclusioni di altre due sperimentazioni svolte in Francia e in Inghilterra, i cui risultati sono stati pubblicati qualche settimana fa su Science. Ovviamente i produttori degli insetticidi non condividono l’esito delle ricerche. Intervistato dal New York Times, un tossicologo della Bayer CropScience, la branca della celebre multinazionale che produce l’Imidacloprid, sostiene che nella sperimentazione francese le api siano state alimentate con una dose di insetticida “non realistica”. I ricercatori respingono le repliche al mittente, sostenendo di avere utilizzato un’ampia varietà di dosi, tra i 20 microgrammi di insetticida per chilo di sciroppo fino a 200 microgrammi, tutte letali per le colonie di api. Anche le dosi significativamente inferiori a quelle normalmente presenti nell’ambiente hanno portato all’ecatombe degli alveari.

I ricercatori lanciano l’allarme. Negli ultimi sei anni almeno un terzo di tutte le api da allevamento negli Stati Uniti sono morte. “E non può essere ignorato il ruolo giocato dalle api nell’agricoltura”, sostiene Chensheng Lu, biologo di Harvard. Circa un terzo delle coltivazioni americane dipende dall’impollinazione delle api. Parlare di catastrofe ecologica è forse esagerato, ma la situazione è ormai critica. In Francia è stata già approvata una moratoria all’uso degli insetticidi della Bayer, oggetto a sua volta di una denuncia da parte di un consorzio di apicoltori americani. Queste ultime pubblicazioni non fanno che aggravare la posizione dei produttori di insetticidi.

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