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La perdita dei capelli post-Covid riguarda un paziente su cinque

Tra le manifestazioni dermatologiche che si sono verificate dopo o in concomitanza ai sintomi più comuni di Covid-19, la caduta dei capelli è il disturbo predominante, osservato in circa il 20% dei pazienti. La perdita può essere attribuita al telogen effluvium, un condizione temporanea che può però persistere anche per mesi.
A cura di Valeria Aiello
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Tra i problemi di salute legati al post-Covid, la perdita dei capelli è una delle condizioni probabilmente meno note, ma che può arrivare a interessare un paziente su cinque. Lo indicano i dati di una nuova review pubblicata sulla rivista Nature Medicine da un team internazionale di oltre 30 esperti che ha fornito una panoramica completa sui postumi a lungo termine di Covid-19, noti anche come “long Covid-19” o sindrome post-Covid, una condizione caratterizzata da una serie di sintomi che possono persistere anche per mesi in maniera debilitante, non sono in persone che hanno sperimentato una forma grave di Covid-19 ma anche in coloro che hanno superato un’infezione lieve o moderata.

Per post-Covid si intendono i sintomi persistenti e/o complicanze ritardate o a lungo termine, oltre le quattro settimane dall’insorgenza dei sintomi di Covid-19” precisano gli studiosi che, sulla base della letteratura, indicano un’ulteriore suddivisione in due categorie: Covid-19 sintomatico sub-acuto o in corso, che include i sintomi e i disturbi che si manifestano dalle 4 alle 12 settimane dopo la malattia virale; e sindrome cronica o post-Covid acuta, che include i sintomi e i disturbi persistenti o presenti oltre le 12 settimane dall’inizio della malattia e non attribuibili a diagnosi alternative.

La perdita dei capelli post-Covid

La review ha evidenziato che tra le manifestazioni dermatologiche di Covid-19 che si sono verificate dopo o in concomitanza ad altri sintomi, il disturbo predominante è la perdita dei capelli, osservato in circa il 20% dei pazienti. “La caduta dei capelli può essere attribuita al telogen effluvium derivante da un’infezione virale o da una conseguente risposta allo stress – suggeriscono gli studiosi – . Gli studi attualmente in corso potranno fornire informazioni sui potenziali meccanismi immunitari o infiammatori della malattia”.

La condizione, che secondo i medici dovrebbe essere temporanea per la maggior parte dei pazienti, ma può comunque durare per mesi, è caratterizzata dalla perdita di molti più capelli dei circa 50-100 al giorno perduti da chi è in buono stato di salute. A intervenire, è un cambiamento del ciclo di crescita dei capelli che altera il rapporto tra fase di crescita e fase di riposo. Normalmente, nei cicli di capelli sani, la maggior parte dei capelli è in fase di crescita, con solo circa il 10% dei capelli in una fase di caduta o telogen. In caso di telogen effluvium, le persone ne perdono molti di più mentre ne crescono di meno, con fino al 50% dei capelli che può passare alla fase di caduta. In generale, la condizione – che alcune donne sperimentano anche dopo la gravidanza – può durare anche sei mesi ma, se le situazioni di stress persistono o si ripresentano, può svilupparsi anche una perdita cronica.

Quando pensiamo all’infezione da Sars-Cov-2, consideriamo una malattia principalmente respiratoria ma, anche dopo (la remissione dalla malattia respiratoria), questa può determinare una serie di sintomi clinici a causa dei problemi a carico di altri organi o apparati – ha osservato la dottoressa Elaine Wan, assistente professore della Columbia University e autrice senior della revisione – . Ad esempio, abbiamo visto giovani pazienti senza alcuna condizione pregressa che hanno improvvisamente sviluppato una serie di sintomi nelle settimane o addirittura nei mesi successivi all’infezione. Devo dire che è la prima malattia infettiva che io abbia mai incontrato ad avere un tale effetto su un’ampia varietà di organi. Ha cambiato la mia pratica clinica. Indipendentemente dal motivo per cui un paziente viene in ospedale, ora mi chiedo se ha mai avuto il Covid-19. Questo cambia le possibilità di diagnosi”.

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