La paura che una storia finisca uccide il romanticismo
La paura che una storia possa finire è il metodo più rapido per distruggere il romanticismo e per realizzare i propri dubbi. Lo studio che porta a questa conclusione è stato realizzato e pubblicato sulla rivista Motivation and Emotion da Simona Sciara e Giuseppe Pantaleo dell'Università Vita-Salute San Raffaele.
Romanticismo vs paura. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di partecipanti di fornire le informazioni di base su loro stessi e sulle dinamiche della loro relazione sentimentale e successivamente li hanno sottoposti ad alcuni test. L'esperimento consisteva nel modificare la percezione della relazione facendo credere ai partecipanti che potesse finire. Queste tecniche di manipolazione includevano statistiche di fallimento delle relazioni e falsi feedback relativi ai rapporti romantici dei volontari. Inoltre, ai partecipanti è stato chiesto di dire quanto si sentissero impegnati nella relazione che stavano vivendo e come si sentissero nei confronti del partner.
Risultati. Dai dati raccolti è emerso che i sentimenti romantici provati dai partecipanti e il livello di impegno espresso nei confronti dei partner risultavano più intensi quando durante i test non veniva messa la pulce nell'orecchio: in pratica quando ai partecipanti non veniva fatto credere che la loro storia sarebbe potuta finire. I ricercatori spiegano dunque che il romanticismo, il coinvolgimento e i sentimenti positivi in una relazione tendono a diminuire quando le persone interessante hanno l'ansia di essere lasciate: insomma, la paura uccide il romanticismo e rischia di farci davvero rovinare una relazione.
Conclusioni. I ricercatori spiegano che le conclusioni a cui sono arrivati sono interessanti anche per comprendere meglio le conseguenze della fine di una relazione: “le relazioni in cui non ci si impegna, ad esempio, spesso tendono a finire. La fine di una relazione può avere conseguenze negative come depressione, stress psicologico e riduzione della soddisfazione personale”, spiegano gli autori.
