video suggerito
video suggerito
Covid 19

La nuova variante A.30 può eludere gli anticorpi indotti dai vaccini Covid

Lo indicano alcuni esperimenti di laboratorio condotti da un team di ricerca tedesco che ha valutato la capacità di questo ceppo mutato di sfuggire alla risposta anticorpale indotta dalla vaccinazione.
A cura di Valeria Aiello
552 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Una nuova variante del coronavirus Sars-Cov-2, per ora denominata A.30 e rilevata in diversi pazienti in Angola e Svezia nella primavera del 2021, potrebbe essere in grado di eludere gli anticorpi indotti dagli attuali vaccini Covid, come suggerito da un recente studio pubblicato su Nature Molecular and Cellular Immunology da un team di ricerca dell’Università di Göttingen, in Germania.

La variante, che probabilmente ha avuto origine in Tanzania, è derivata dal ceppo A, un lignaggio ritenuto la radice della pandemia e tra i primi ad essere stato identificato. Tuttavia, è nettamente distinto da altre varianti, come la Beta (B.1.351) e la Eta (B.1.525), da più mutazioni a livello della proteina Spike che il virus utilizza per legare e infettare le cellule. In particolare, alcune di queste mutazioni risiedono in due domini separati di Spike che vengono presi di mira dagli anticorpi neutralizzanti, suggerendo che il vaccino possa non funzionare altrettanto bene rispetto ad altre varianti finora emerse.

Ad oggi, sono pochissimi i casi di A.30 sequenziati, con 3 campioni in Angola e 1 in Svezia da quando la variante è stata scoperta. Pertanto, finora sono state condotte pochissime ricerche su questa nuova variante.

Per valutare quanto sia pericolosa, i ricercatori hanno utilizzato più linee cellulari umane per analizzare la sua capacità di infettare le cellule ospiti, prima di esaminare la sua resistenza agli anticorpi indotti dalla vaccinazione. Rispetto a Beta ed Eta, la variante A.30 ha mostrato la capacità di infettare in maniera significativamente migliore la maggior parte delle cellule ospiti, comprese le cellule renali, epatiche e polmonari, ed è risultata resistente alla terapia anti-Covid con anticorpi monoclonali bamlanivimab; la stessa variante non è però riuscita ad eludere la terapia combinata di altri anticorpi monoclonali (bamlanivimab ed etesevimab). Quando è stato testata contro gli anticorpi indotti dal vaccino dei vaccini Pfizer-BioNTech e Oxford-Astrazeneca, la variante A.30 è risultata più resistente agli altri ceppi testati, indicando una minore efficacia della vaccinazione, sebbene si tratti di test di laboratorio che potrebbero non tradursi necessariamente in una diversa protezione nel mondo reale.

La variante A.30 non è ancora entrata nei radar dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), né è stata designata con una lettera dell'alfabeto greco per facilitarne la comunicazione. Una delle possibili ragioni è la sua bassa prevalenza, poiché le indagini danno la priorità ai ceppi responsabili di epidemie locali. Ad ogni modo, secondo gli studiosi, questa variante potrebbe essere più abile nell’ingresso nelle cellule, indipendentemente dalla sua abilità nell’eludere gli anticorpi. Tali risultati, concludono gli autori dell’analisi, indicano che A.30 dovrebbe essere attentamente monitorata nei prossimi mesi e che i Paesi dovrebbero dare la priorità alle misure preventive nel caso dovesse diventare più diffusa.

552 CONDIVISIONI
32834 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views