La super proteina Frankenstein guarisce le ferite con il calore del corpo
La proteina Frankenstein creata artificialmente in laboratorio chiude le ferite integrandosi nel tessuto grazie al calore corporeo e aiuta le cellule a crescere. Questa la scoperta degli ingegneri biomedici della Duke University e della Washington University di Saint Louis che sono riusciti a dimostrare come queste proteina dal nome eloquente riesca a guarire le ferite inserendosi nei nostri tessuto e aiutando le cellule a ricrescere. Ma come è possibile?
Cos'è la proteina Frankenstein. L'hanno chiamata Frankenstein perché già il nome ci aiutasse a capire le sue potenzialità rigenerative ed è in effetti una proteina in grado di ‘ridare vita' alle cellule stimolandone la crescita in caso di ferite, agevolando così il processo di guarigione ed è una soluzione di segmenti ordinati e disordinati che reagiscono al calore corporeo. In pratica le proteine funzionano come degli origami che si ripiegano e interagiscono con specifiche strutture biomolecolari. Il team è partito dalle proteine intrinsecamente disordinate, Idp, che hanno la capacità di adottare una varietà di strutture distinte e non in maniera casuale, ma secondo regole ben definite. A queste proteine gli esperti hanno aggiunto anche altre proteine simili all'elastina, Elp, che sono molto elastiche e che consentono ai nostri vasi sanguigni e agli organi di ritornare alla loro forma originale dopo essere stati compressi o stirati. È nata così la proteina Frankenstein.
La proteina che ‘funziona' con il calore del corpo. La proteina Frankenstein è pensata come un fluido a temperatura ambiente che si solidifica a temperatura corporea e che è molto stabile una volta iniettata nel corpo in cui si integra ai tessuti circostanti, con reazioni infiammatorie minime, dove promuove la formazione di vasi sanguigni. Così la proteina Frankenstein riesce a chiudere le ferite stimolando la crescita delle cellule.
Ma non è tutto. Gli esperti hanno notato che la struttura formata dalla proteina Frankenstein riesce a dissolversi una volta raffreddata. Saranno dunque necessari ulteriori studi per comprendere l'efficacia e le applicazioni di questa proteina nel campo della medicina rigenerativa.